“Io devo andare a Cisterna”. Così si esprimeva in una intercettazione Angelo Cantone, il carabiniere in servizio a Marano arrestato con l’accusa di aver passato, in cambio di soldi e regali, notizie riservate a Angelo Di Maro, ritenuto coinvolto in un traffico di stupefacenti gestito dal clan Polverino. Per gli inquirenti – le indagini dei carabinieri sono state coordinate dal pm della Dda Maria di Mauro e dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – il militare intendeva farsi trasferire al comando di Castello di Cisterna dove sono svolte indagini sulla criminalità organizzata e dove riteneva di poter acquisire informazioni importanti da fornire al clan.
Un progetto che non va in porto – sottolineano gli inquirenti – anche se Cantone si era rivolto a uno che nelle telefonate chiama “avvocato” il quale era «inserito in un meccanismo di relazioni e conoscenze che mette a disposizione dei militari che necessitano del suo aiuto», come sottolinea nella sua ordinanza il gip Egle Pilla.
Si tratta di Domenico De Martino, nei cui confronti i carabinieri hanno eseguito una misura cautelare di arresti domiciliari. De Martino, che avrebbe ricevuto informazioni da Cantone, avrebbe promesso il proprio interessamento presso ufficiali dell’Arma per favorire il suo trasferimento a Castello di Cisterna («una sezione dalla quale meglio può controllare e servire la criminalità organizzata maranese a servizio della quale ha posto la propria funzione», evidenzia il gip).
«De Martino – scrivono i magistrati – agisce in maniera sistematica anche grazie alle amicizie con i vertici dell’Arma con i quali ha contatti frequenti come risulta dai tabulati». I tentativi, sottolineano gli inquirenti, non vanno in porto. Falliti i tentativi con l’Arma, per raggiungere l’obiettivo, avrebbe provato anche contatti con i politici: «Francesco che dici, io devo chiamare il segretario del ministro Alfano, io tengo il numero quello disse chiamami…», dice in una telefonata con un collega anch’egli indagato.