Ritardi nelle procedure di estradizione, il superboss Pasquale Scotti rischia di tornare libero

Potrebbe essere stata vana la grande ricerca che ha portato nei mesi scorsi all’arresto in Brasile del superlatitante e killer della Nco, Pasquale Scotti. Secondo Il Fatto Quotidiano in un articolo di...

02 gennaio 2016 10:55
Ritardi nelle procedure di estradizione, il superboss Pasquale Scotti rischia di tornare libero -
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Potrebbe essere stata vana la grande ricerca che ha portato nei mesi scorsi all’arresto in Brasile del superlatitante e killer della Nco, Pasquale Scotti. Secondo Il Fatto Quotidiano in un articolo di Arnaldo Capezzuto, infatti, la “bocca di fuoco” dei Raffaele Cutolo potrebbe tornare libera a causa di problemi legati a cavilli ed a burocrazia. In sostanza l’Italia avrebbe ad oggi un paio di giorni per procedere a portare il detenuto nelle carceri nazionali.

«Lo scorso 21 ottobre, il Supremo tribunal federal brasiliano, ha deciso per l’estradizione in Italia dell’ex super latitante - scrive il giornalista di cronaca giudiziaria - I giudici hanno stabilito che non c’è persecuzione politica e quindi Francisco Vitale Visconti, la falsa identità di Scotti a Recife, dovrà far ritorno in Italia e scontare i tre ergastoli. Un meccanismo, però, che sembra essersi inceppato».

E ancora: «Al ministero della Giustizia italiano è tutto fermo. Pasquale Scotti, lo segnalano i suoi avvocati, potrebbe ritornare libero. Pare che il trattato bilaterale tra Brasile - Italia prescriva e detti dei tempi certi per l’estradizione dei cittadini stranieri. Il termine è fissato a 40 giorni dal pronunciamento del Supremo tribunal federal, arco di tempo, entro il quale dev’essere completata la documentazione e sottoposta alla firmata del presidente della Repubblica del Brasile in questo caso Dilma Rousseff. A quel punto il detenuto è preso in carico dall’autorità del paese d’origine. Procedure rigide e tempi rigorosamente da rispettare: in Brasile il prolungamento ingiustificato della custodia cautelare non è consentito. Allo stato dei fatti l’Italia pare non abbia attivato le procedure di estradizione, provocando una violazione della prassi che regola gli accordi Brasile-Italia».

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