Nella del 19 giugno, la quiete di una strada di Pomigliano d’Arco finì interrotta da quindici secondi di terrore e violenza, segnando il tragico destino di Frederick Adofo Akwasi, un 43enne ghanese che aveva trovato rifugio in quel luogo. Inerme e completamente indifeso, Akwasi finì vittima di un brutale attacco condotto da due minori, un episodio che ha scosso profondamente la comunità locale e sollevato interrogativi sulla natura della violenza giovanile. Quello che ha reso particolarmente sconcertante questo atto è la sua crudeltà e l’accanimento dei due aggressori nei confronti di un uomo pacifico e integrato nella società locale.

Gli atti di violenza, che hanno portato alla morte di Akwasi, sono perpetrati con una spietata determinazione, come evidenziato dalle prove raccolte durante le indagini condotte dai carabinieri del comando provinciale di Napoli e della compagnia di Castello di Cisterna.

Le immagini recuperate dai cellulari e dai profili social dei due aggressori hanno fornito una visione agghiacciante di quanto accaduto. Si è appreso che i giovani criminali esaltavano la violenza sui propri account online, anticipando in qualche modo l’orrore che avrebbero inflitto a Akwasi quella fatidica sera.

L’attacco era caratterizzato da una fase iniziale di inganno, in cui i due aggressori si sono avvicinati a Akwasi con un gesto apparentemente amichevole, simulando una forma di fratellanza. Tuttavia, ciò che è seguito è stato un rapido e brutale assalto, con Akwasi che è stato preso a calci, pugni e colpi di spranga.

Ciò che emerge dalle prove è una sequenza di violenza deliberata e premeditata, alimentata da un desiderio di offendere e danneggiare, ma anche da un oscuro intento di ottenere consenso e attenzione attraverso la pubblicazione di contenuti violenti sui social media.

Il fatto che Akwasi fosse un individuo sereno e integrato nella comunità rende ancora più difficile comprendere il motivo dietro un attacco così brutale e insensato. Aveva perso il lavoro e si era trovato senza una dimora fissa, ma aveva cercato di integrarsi partecipando a programmi di formazione e dimostrando una volontà di costruire una vita dignitosa nonostante le difficoltà.

Ora, due minori si trovano di fronte alla giustizia, accusati di omicidio volontario con l’aggravante della crudeltà. La richiesta del processo immediato da parte del pm riflette la gravità dei fatti e la solidità delle prove raccolte contro i presunti colpevoli.

L’udienza che li attende sarà un momento cruciale per far luce su questo tragico evento e per garantire che coloro che hanno commesso tale violenza siano chiamati a rispondere delle proprie azioni davanti alla legge.