“Siamo provati da questo evento, ci rendiamo conto della tragedia, ma siamo con la coscienza a posto, perché abbiamo rispettato le linee guida delle buone pratiche”. Così Vincenzo Bottino, direttore sanitario dell’Ospedale Villa Betania di Napoli spiega l’atmosfera alla clinica partenopea dopo la morte della bimba appena nata dopo un’attesa per il cesareo che la mamma accusa essere stata troppo lunga e decisiva per la morte. L’ospedale ha aperto un audit interno e ha anche inviato la cartella clinica all’autorità giudiziaria, che ha aperto un’inchiesta sul caso.
Secondo quanto appreso dai medici, la morte è avvenuta per un improvviso e massivo distacco della placenta, un evento raro e imprevedibile: questo è quanto emergerebbe dall’audit. Il cesareo, spiegano i medici che hanno seguito e monitorato la donna, non è rimandato: quando si è constatato che non arrivava il travaglio e che il bimbo era in sofferenza, in pochi minuti la donna è portata in sala operatoria per il cesareo, durato pochi minuti.
Il direttore
“La signora – spiega Bottino – è arrivata in Pronto soccorso con la rottura delle acque ma senza travaglio, è ricoverata e sottoposta al monitoraggio secondo prassi e linee guida. Noi su questo aspetto siamo molto attenti, perché siamo il secondo punto nascita della Campania e primo o secondo sul numero di parti naturali. La signora è controllata in continuazione con parametri sempre stabili e tranquilli, dopo alcune ore da induzione del travaglio si è assistito a una sofferenza fetale improvvisa e diagnosticata precocemente, per cui dopo cinque minuti è portata in sala per il taglio cesareo con urgenza. Da questo cesareo in pochi minuti è nato un feto in forte sofferenza con la placenta distaccata, che ha poi portato al decesso. Noi abbiamo attuato le linee guida a cui siamo molto sensibili, e dal primo audit interno non ci sono evidenze di maltrattamenti”.
“L’attesa della nascita è accompagnata dai farmaci per provocare il travaglio, secondo quanto ci dicono di fare le norme e le linee guida internazionali. Per chi fa questa attività come noi con duemila parti l’anno, bisogna standardizzare tutti i processi, il reparto di ostetricia e ginecologia di eccellenza non si può permettere di non applicare le linee guida”.