Gigli di Nola, polemiche per spintoni e discussioni tra le paranze
Una domenica mattina che sembrava perfetta: cielo terso, piazza gremita, clima festoso ma composto. La tradizionale Festa dei Gigli di Nola era iniziata sotto i migliori auspici, con una scelta condiv...
Una domenica mattina che sembrava perfetta: cielo terso, piazza gremita, clima festoso ma composto. La tradizionale Festa dei Gigli di Nola era iniziata sotto i migliori auspici, con una scelta condivisa da tutti: anticipare di un’ora la benedizione, per evitare il caldo eccessivo. Una decisione accolta come segno di maturità e civiltà, lodata sia dal sindaco Carlo Ruggiero che da Monsignor Francesco Marino, che avevano invocato «pace e rispetto».
Alle dodici in punto, tutti gli obelischi erano già allineati in piazza, pronti per il passaggio del busto argenteo di San Paolino. Un momento toccante, sobrio, che aveva fatto sperare in un'edizione della festa all'insegna della condivisione e non del conflitto.Ma il sogno si è infranto nel pomeriggio
Dalle prime ore del pomeriggio, però, il clima è cambiato. Le tensioni sono salite, e con esse urla, spintoni, contese tra paranze. La Festa dei Gigli, che dovrebbe celebrare unità e identità collettiva, si è trasformata – ancora una volta – in una prova di forza tra gruppi rivali. Le immagini diffuse parlano chiaro: risse, aggressioni verbali, l’eterna lotta per il “centimetro buono”, per “il momento giusto”, per la supremazia di turno.
Alle 14 del giorno successivo, la ballata non era ancora conclusa, trascinata in un’atmosfera ormai lontana dallo spirito originario.
Cittadini e istituzioni invocano un cambio di passo
«Serve un cambio di passo radicale – tuonano molti cittadini esasperati – Regole certe, pene effettive, sospensioni esemplari». È un appello che si ripete ogni anno, ma che oggi risuona più forte, anche alla luce del dibattito nazionale sulla necessità di disciplinare con maggiore rigore le feste tradizionali in tutta Italia.
A Nola, quella che dovrebbe essere una festa patrimonio dell’identità collettiva, rischia di diventare una liturgia di contrapposizione. E intanto, il valore profondo della tradizione – unire la comunità, non dividerla – sembra smarrirsi sempre più tra i rumori di chi cerca solo visibilità e supremazia.