Dopo quindici anni avanzata la richiesta di condanna per tre carabinieri accusati di aver stretto un patto con un boss di Boscoreale per il traffico di droga. Il pubblico ministero Ivana Fulco ha chiesto una condanna complessiva di 48 anni per Sandro Acunzo, Pasquale Sario e Gaetano Desiderio, i tre militari dell’Arma coinvolti nell’accusa. Secondo l’accusa, i carabinieri avrebbero stretto un accordo con il boss del piano Napoli di Boscoreale, Francesco Casillo, noto come “a vurzella”, al fine di ottenere informazioni su sequestri di droga. Durante il lungo e complesso processo, sono emersi dettagli inquietanti riguardo alla sanguinosa faida di camorra che si stava svolgendo a Torre Annunziata nel 2008, con il clan Gionta al culmine del suo potere criminale.
Il boss Casillo aveva stabilito il controllo sul principale punto di spaccio nella provincia, a Boscoreale, permettendo il flusso quotidiano di milioni di euro provenienti da attività illegali. Si ritiene che avesse anche la capacità di corrompere le forze dell’ordine. Ora i tre carabinieri rischiano pesanti condanne.
Il pubblico ministero Ivana Fulco ha concluso la sua requisitoria chiedendo una condanna a quindici anni di carcere per l’ex maggiore Pasquale Sario (attualmente tenente colonnello dell’Arma), per il maresciallo Gaetano Desiderio e addirittura diciotto anni di reclusione per Sandro Acunzo, ex appuntato già congedato dopo una condanna del tribunale militare.
Quindici anni fa, i tre imputati erano in servizio presso la compagnia e poi nel neonato nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata. Secondo l’accusa, avrebbero stretto un accordo con Casillo, un pluripregiudicato, che è tornato in carcere tre mesi fa sotto l’accusa di essere il mandante di un omicidio commesso quasi vent’anni fa.
L’accusa sostiene che denaro, regali e informazioni riservate avrebbero permesso al team formato da Sario, Desiderio e soprattutto Acunzo di ottenere successi significativi in operazioni complesse. Tra i casi più noti, vi è l’arresto del minorenne Carmine Maresca, un latitante legato al clan Gionta, coinvolto nell’omicidio del tenente Marco Pittoni, carabiniere ucciso durante una rapina all’ufficio postale di Pagani.
Tra le accuse più gravi, vi è anche il sospetto che abbiano consegnato a Casillo una parte di un carico di cocaina sequestrato nel porto di Napoli, grazie a informazioni “sbagliate” sul peso della droga, al trasporto in un luogo diverso e a una conferenza stampa organizzata.