Il Tribunale di Lagonegro ha condannato a un anno e otto mesi di reclusione un ginecologo originario del Vallo di Diano, riconosciuto colpevole di violenza sessuale nei confronti di una sua paziente. I fatti, risalenti a circa un anno fa, sarebbero avvenuti all’interno dello studio privato del medico, situato in un comune del comprensorio valdianese.

La denuncia e l’inchiesta

Secondo quanto denunciato dalla giovane donna, anch’essa residente nel Vallo di Diano, l’episodio si sarebbe verificato durante una visita di controllo.
La paziente avrebbe riferito di aver subito palpeggiamenti e molestie a sfondo sessuale nel corso dell’esame clinico, precisando che non vi sarebbe stato rapporto sessuale completo.

Una volta rientrata a casa, la donna si è rivolta a un avvocato di fiducia per formalizzare la denuncia alle forze dell’ordine.
A seguito dell’esposto, la Procura di Lagonegro ha avviato un’indagine approfondita, ascoltando testimoni e acquisendo tutti gli elementi necessari per chiarire i fatti.

Durante la fase istruttoria è stato mantenuto il massimo riserbo, considerata la delicatezza del caso e la necessità di tutelare la riservatezza della presunta vittima.

Il processo e la condanna

Conclusa la fase investigativa, la Procura ha deciso di non archiviare il procedimento e ha chiesto il rinvio a giudizio del medico, accusato di violenza sessuale.
Nel corso dell’udienza preliminare, la difesa del ginecologo ha scelto il rito abbreviato condizionato, che consente uno sconto di pena in caso di condanna.

Durante le arringhe finali, i legali del professionista hanno chiesto l’assoluzione e la caduta delle accuse, mentre la Procura di Lagonegro ha chiesto una condanna a quattro anni e sei mesi.
Il Tribunale, invece, ha stabilito una pena di un anno e otto mesi (pena sospesa).

Le prossime fasi e le motivazioni della sentenza

Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni.
Una volta ricevute, la difesa del medico ha già annunciato ricorso in appello, ritenendo la decisione del giudice “sorprendente” alla luce delle testimonianze raccolte.

La vittima, nel frattempo, non si è costituita parte civile nel processo penale.

Un caso seguito con discrezione

Per tutta la durata delle indagini e del processo, la vicenda è stata gestita con estrema cautela da parte delle autorità e degli investigatori, nel rispetto della privacy delle persone coinvolte.
La condanna di primo grado segna comunque un primo punto fermo in una vicenda che ha scosso la comunità del Vallo di Diano e che potrà essere riesaminata in sede d’appello.