Un’antica rivalità fatta di battute e sfottò si è trasformata in un agguato sanguinoso. Lo scorso 13 giugno, un uomo di 61 anni, Salvatore D’Agostino, incensurato, ha aperto il fuoco contro un conoscente, Domenico Quaranta, 49 anni, ferendolo gravemente. Dopo giorni di latitanza, D’Agostino è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri della Compagnia di Giugliano. È ora rinchiuso nel carcere di Poggioreale, accusato di tentato omicidio e porto illegale di arma da fuoco.
Dai battibecchi al piombo
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i due si conoscevano da tempo e frequentavano lo stesso bar, ma non erano amici. I loro incontri erano spesso segnati da frecciatine, prese in giro, battute pungenti – rivolte da Quaranta a D’Agostino, stando al racconto della vittima ai carabinieri.
La sera di venerdì 13 giugno, l’ennesimo scambio di parole. Ma stavolta qualcosa è cambiato. D’Agostino ha incassato le provocazioni, ha salutato con distacco e si è allontanato. Poco dopo, però, è tornato armato. Si è seduto al tavolo dove Quaranta stava ancora sorseggiando da bere, ha estratto una pistola e ha sparato quattro colpi a distanza ravvicinata, colpendolo al torace, alla gamba e al piede. Poi è fuggito.
L’indagine-lampo dei carabinieri
Domenico Quaranta, trasportato d’urgenza in ospedale, è riuscito a sopravvivere e – pur sotto choc – ha fornito elementi fondamentali ai carabinieri. Non conosceva il nome del suo aggressore, ma lo ha riconosciuto in foto, dando così avvio all’indagine che ha portato all’identificazione del presunto responsabile.
Le telecamere di sorveglianza della zona hanno confermato la presenza di D’Agostino sul luogo dell’agguato. Dopo tre giorni di ricerche serrate, i militari lo hanno rintracciato in casa di una zia 94enne, dove si era nascosto. L’anziana donna era ignara della presenza del nipote e della gravità delle accuse a suo carico.
Nel corso della perquisizione, è stata anche recuperata l’arma utilizzata per l’attentato, nascosta in un box di una palazzina vicina.





