Cristallizzate’ con l’incidente probatorio, ora le dichiarazioni rese dai sette ragazzini che hanno denunciato di aver subito abusi sessuali da un’insegnante di sostegno a Castellammare di Stabia, sono delle prove a tutti gli effetti: prove contro la prof, da oltre due mesi in carcere con accuse pesanti – violenza sessuale e induzione a compiere atti sessuali – da lei sempre negate.

La docente di sostegno è accusata di aver costretto sette ragazzini (tra cui anche l’allievo di cui direttamente si occupava) a subire abusi sessuali: li avrebbe condotti a turni di due-tre alla volta in un locale appartato, soprannominato la ‘saletta’, ufficialmente per effettuare delle ripetizioni su argomenti per loro ostici; in realtà, in quel luogo li avrebbe costretti a visionare filmati a sfondo pornografico, ad apprendere ‘nozioni’ a carattere sessuale e, nei confronti di uno dei bambini, anche a subire un rapporto sessuale.

Accuse confermate totalmente, secondo quanto si è appreso, dai sette alunni della scuola media Salvati di Castellammare di Stabia, quartiere Scanzano, che ieri e oggi – accompagnati dal legale che segue il loro caso, l’avvocato Antonio de Martino – sono sfilati davanti al gip del tribunale di Torre Annunziata, Luisa Crasta, nell’ambito del procedimento che vede in carcere dallo scorso 13 gennaio la docente trentasettenne. La stessa che due mesi prima, il 13 novembre 2024, finì aggredita da una trentina di genitori (insieme al padre, corso in suo soccorso, e alla vicepreside, accusata di avere coperto il comportamento dell’insegnante), dopo che le voci sui presunti abusi erano cominciate a circolare con insistenza.

A quella aggressione seguirono le denunce, prima dei genitori di un piccolo, poi di altri sei giovanissimi alunni (all’epoca dei fatti, dall’ottobre 2023 al novembre 2024, tutti minori di 14 anni) che avevano trovato il coraggio di raccontare quanto sarebbe accaduto prima nei locali della scuola e poi in un gruppo di messaggeria social denominato proprio “saletta”, creato a seguito della chiusura degli spazi utilizzati dalla docente.

I circostanziati racconti acquisiti dalla polizia giudiziaria sono ripetuti sostanzialmente negli stessi termini in sede di incidente probatorio – ieri sono ascoltati quattro ragazzi e oggi tre, compreso quello che sarebbe costretto a subire atti sessuali – ed ora gli inquirenti ritengono di avere un “solido impianto probatorio” con cui affrontare un eventuale dibattimento. Dal canto suo la docente continua a dirsi innocente, ma nei giorni scorsi il gip ha respinto una richiesta di alleggerimento della misura cautelare nei suoi confronti, lasciandola in carcere.