A Napoli, quando un personaggio o un’opera conquista un posto tra i pastori del presepe, è come ricevere l’Oscar della popolarità. Ed è proprio ciò che è accaduto alla scultura di Gaetano Pesce, “Tu si na cosa grande”, che ha ottenuto un riconoscimento speciale da uno dei più noti maestri dell’arte presepiale, Marco Ferrigno. La scultura, situata in piazza Municipio, è stata riprodotta in miniatura dal celebre artigiano napoletano, segnando così la sua consacrazione nell’iconico mondo di San Gregorio Armeno, patria del presepe napoletano.
Ferrigno, discendente di una storica famiglia di artigiani specializzati nella creazione di pastori e natività, ha realizzato una mini scultura di Pesce, condividendo poi una fotografia del nuovo pezzo accanto a un tradizionale Pulcinella, simbolo classico della cultura partenopea. Il risultato? Un immediato successo tra il pubblico, con un boom di visite e commenti nella sua bottega nel cuore del centro storico di Napoli.
Il confronto tra classico e moderno
Il confronto visivo tra la scultura di Pesce e la statuetta di Pulcinella appare quasi “impietoso”, come sottolineano i commenti. Da una parte, l’imponenza e la provocazione della scultura contemporanea; dall’altra, la maestria artigianale e la bellezza tradizionale di un personaggio che da sempre rappresenta l’anima di Napoli. Tuttavia, Ferrigno evita di esprimere giudizi critici, e con grande rispetto dichiara: «Stiamo proponendo un raffronto. E devo dire chapeau al maestro Pesce, pace all’anima sua. Se lo scopo era quello di far parlare di Napoli ci è riuscito eccome».
L’arte come veicolo di dialogo
Il maestro Ferrigno sottolinea il potere dell’arte di far discutere e di trasmettere messaggi, riconoscendo il merito di Gaetano Pesce: «L’arte è un veicolo che porta nel mondo il suo autore, peccato che Pesce non possa godere di questo momento», ha affermato, facendo riferimento alla recente scomparsa dell’artista. Per quanto diversi possano essere i linguaggi tra arte contemporanea e tradizione presepiale, Ferrigno non manca di valorizzare entrambi: «Non si possono mettere in competizione i due linguaggi, e io sono molto favorevole all’arte contemporanea».
Un omaggio nel solco della tradizione
Il richiamo alla celebre battuta di Luciano De Crescenzo nel film “Il mistero di Bellavista”, pronunciata da Benedetto Casillo, è perfetto per sottolineare il dibattito tra arte classica e moderna: «Chissà se i posteri capiranno che era un’opera d’arte o un gabinetto scassato», recita la citazione. Anche in questo caso, la riflessione sull’arte contemporanea rimane aperta, senza pregiudizi, invitando a giocare con i simbolismi e i linguaggi espressivi che le opere d’arte trasmettono.
L’omaggio di Ferrigno a Gaetano Pesce sancisce quindi una fusione tra antico e moderno, tradizione e innovazione, nella cornice unica di Napoli, dove l’arte trova sempre un modo di vivere e rigenerarsi.