Una fredda giornata di Capodanno ha portato alla luce una storia che ha sconvolto la tranquilla città di Mondragone. Una bambina di otto anni, proveniente dall’Ucraina, è ritrovata sola e indifesa, vagando sotto la pioggia nei pressi di una caffetteria locale. Quello che sembrava essere un giorno di festa si è trasformato in un momento di drammatica solitudine per questa giovane anima. La storia prende vita grazie all’empatia e alla sollecitudine di alcune anime gentili: Andrea Cennami, titolare della pasticceria, insieme ai suoi dipendenti Gennaro e Daniela, sono stati i primi ad avvicinarsi alla piccola, avvolta solo da un maglioncino leggero, senza alcun riparo dalla pioggia che cadeva incessante. La loro premura e il calore umano hanno offerto alla bambina un rifugio temporaneo, un cappuccino caldo e un cornetto, oltre alla consapevolezza che non era sola.
Le forze dell’ordine sono intervenute prontamente, assumendo la responsabilità di prendersi cura della bambina e avviare le procedure per identificare la sua provenienza. Ciò che è emerso è stato sconvolgente: la piccola era adottata tre anni prima da una famiglia residente a poche centinaia di metri dal luogo in cui l’hanno trovata, ma sembra che la realtà della sua vita fosse molto più oscura di quanto potessimo immaginare.
Le sue parole, anche se incerte nell’italiano, raccontavano di maltrattamenti inflitti dai genitori adottivi, un uomo di 72 anni e una donna di 45 anni, entrambi di origini ucraine come lei. Una realtà nascosta dietro le mura domestiche che ha sollevato domande sconcertanti. Come sia stato possibile che nessuno si sia accorto della sua assenza, né tanto meno dei presunti maltrattamenti? E come mai non c’è stata alcuna denuncia o ricerca da parte dei genitori dopo la sua sparizione?
Il sindaco, d’accordo con il magistrato della Procura del Tribunale dei Minorenni di Napoli, ha deciso di collocare la bambina in una casa famiglia locale, garantendole assistenza e conforto in attesa di chiarire la veridicità dei fatti. Tuttavia, la ricerca della verità continua, con un’indagine affidata alla Polizia stradale, supportata dai magistrati locali.
La piccola, al momento del ritrovamento, non presentava segni evidenti di violenza fisica, ma le sue parole raccontavano una storia di maltrattamenti emotivi e psicologici. Il destino dei genitori adottivi è incerto, mentre la bambina è sottoposta a un delicato percorso investigativo per confermare la sua versione dei fatti.