A Fanpage.it Mario Tozzi commenta l’incremento dell’attività sismica ai Campi Flegrei che sta preoccupando la popolazione locale. Il geologo e divulgatore scientifico spiega le principali criticità dell’area, quali sono i rischi e cosa andrebbe fatto per ridurli: “La preoccupazione non dovrebbe essere per la scossa dell’altro giorno, ma per lo stato di cose in cui si trovano i Campi Flegrei. Come se noi fossimo seduti su un arsenale nucleare e invece di tenerlo sotto controllo e riguardarlo sopra ci costruiamo un ospedale, un ippodromo, una base militare, una città da 80.000 abitanti.

Qualsiasi cosa succede lì è un problema. Non c’è bisogno che ci sia una eruzione catastrofica”, “i Campi Flegrei sono il nostro supervulcano. Che è molto pericoloso, molto più del Vesuvio. Sono trenta crateri, mica uno. Ci sono trenta bocche vulcaniche. La solfatara ci dà segni continui, ma noi facciamo finta di niente. Questo è il problema dei Campi Flegrei. Non tanto il fatto che ci possa essere un bradisismo come questo, che sta portando a sollevare il suolo in maniera sensibile. Il discrimine lì lo farà se questi movimenti sotterranei sono dovuti ai fluidi sopra la camera magmatica oppure se è la spinta del magma. Se è la spinta del magma è un’eruzione. Se sono i fluidi è qualcosa di più controllabile. Fino ad adesso sono stati i fluidi”. Inoltre ha sottolineato: “Non siamo pronti né culturalmente né fisicamente ad affrontare la situazione. Se non ti eserciti c’è il rischio che tu non sappia cosa fare quando sarà il momento.

E questo sarà il vero problema. Non aver fatto abbastanza preparazione culturale. Dopo di che c’è il tessuto urbanistico che è caotico, senza ordine e in parte anche abusivo. Ha creato il rischio o addirittura lo incrementa. Case e strutture che non reggono. Se si va in una crisi di quel genere si va al collasso della regione”, “sarebbe stato meglio non costruire degli ospedali lì dentro. Non incrementare i flussi abitativi. Facciamo in modo che ci siano meno persone esposte al rischio. E invece è diventata una delle zone in cui vanno più volentieri anche i napoletani, perché è una zona bellissima, magari costa anche un po’ meno, hai il mare migliore. Ma questo non doveva essere incoraggiato. Quei comuni lì non avrebbero dovuto ricevere nuovi abitanti. La zona doveva essere difesa con un parco”.

“Impensabile e costosissima un’evacuazione improvvisa e repentina in zona flegrea, così come previsto dai Piani di emergenza, stimata in oltre 30 miliardi di euro/annui, con un danno economico sul Pil di almeno l’1%. Un’evacuazione della zona rossa ed eventualmente gialla per il rischio bradisismo e vulcanico, che coinvolgerebbe rispettivamente circa 600mila e 700mila persone, va programmata razionalmente e progressivamente”. Così il professor Antonio Coviello, docente universitario e ricercatore-economista dell’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che coordina un gruppo di scienziati e ricercatori di diverse discipline impegnati nello studio dei rischi da calamità naturali e del loro impatto economico.