Condannata a 16 anni di reclusione Fanni Sisinia, la 74enne accusata di aver strangolato la figlia Maria Cirafici con un cavo elettrico. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise di Palermo, che ha riconosciuto alla donna alcune attenuanti, riducendo così la pena rispetto ai 25 anni richiesti dalla Procura.
La vicenda: il delitto avvenuto a Palermo
Il tragico omicidio è avvenuto il 9 gennaio 2024 nell’abitazione della donna, situata nel quartiere Bonagia di Palermo. Maria Cirafici, dopo il divorzio dal marito, si era trasferita a casa della madre. Secondo quanto emerso dalle indagini, non ci sarebbero stati segni di colluttazione né indizi che facessero pensare a una lite prima del delitto.
Dopo aver compiuto il gesto, è stata la stessa Fanni Sisinia a chiamare la polizia, confessando immediatamente quanto accaduto. Gli investigatori, giunti sul posto, hanno trovato l’appartamento in ordine, confermando l’assenza di segni di lotta.
Le motivazioni dell’omicidio e la confessione della madre
Interrogata dagli inquirenti, Fanni Sisinia ha ammesso le proprie responsabilità, spiegando che la figlia soffriva di depressione e che la situazione familiare era diventata sempre più difficile da gestire. Questo elemento ha giocato un ruolo fondamentale nel processo, portando i giudici a riconoscerle le attenuanti e a comminare una pena inferiore rispetto alla richiesta dell’accusa.
Una sentenza che divide l’opinione pubblica
La condanna a 16 anni per l’omicidio di Maria Cirafici ha suscitato reazioni contrastanti. Se da un lato la difesa ha insistito sul contesto di disagio psicologico e familiare vissuto dall’anziana imputata, dall’altro la richiesta della Procura di 25 anni di carcere evidenziava la gravità del reato commesso.