La riforma del reddito di cittadinanza rappresenta un passaggio significativo e delicato della politica economica del governo Meloni. La nuova misura, denominata Mia (Misura di inclusione attiva), si propone di spostare il reddito di cittadinanza dal campo dell’assistenza a quello delle politiche attive del lavoro. L’obiettivo dichiarato della riforma è quello di incentivare i beneficiari del reddito di cittadinanza a cercare attivamente un lavoro, in modo da rendere la misura meno assistenzialista e più orientata alla riqualificazione professionale e all’inclusione lavorativa.

Tuttavia, la sfida principale della riforma sarà quella di trovare il giusto equilibrio tra incentivare l’inserimento lavorativo e mantenere un sostegno adeguato ai beneficiari che non sono in grado di trovare un lavoro. Il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle Finanze, Federico Freni, ha sottolineato l’importanza di mettere in concorrenza il reddito di cittadinanza con il salario, in modo che il sussidio sia erogato solo quando non si è in grado di ottenere un reddito da lavoro. Questo, a sua volta, dovrebbe incentivare i beneficiari a cercare attivamente un lavoro, poiché solo così potranno ottenere il reddito di cittadinanza.

Tuttavia, come sottolineato da alcuni esperti, la concorrenza tra il reddito di cittadinanza e il salario potrebbe portare a una riduzione del sostegno per i beneficiari che non sono in grado di trovare un lavoro, creando così una maggiore disuguaglianza sociale. Inoltre, la riforma del reddito di cittadinanza dovrà affrontare il problema della qualità dei posti di lavoro disponibili. Se i posti di lavoro disponibili sono di bassa qualità o a tempo parziale, i beneficiari potrebbero preferire di continuare a percepire il reddito di cittadinanza piuttosto che accettare un lavoro che non soddisfa le loro esigenze.