Una faida tra vicini culminata in una sparatoria e una violenta aggressione ha portato a tre condanne in primo grado a Casoria, alle porte di Napoli. Il gip Giuliano del Tribunale di Napoli Nord ha inflitto otto anni di reclusione a Giuseppe D’Andrea, ritenuto il principale responsabile dell’attacco, mentre il fratello Emanuele e il padre Nunzio D’Andrea sono stati condannati ciascuno a sei anni e nove mesi di carcere.
Il legale dei tre imputati, l’avvocato Dario Carmine Procentese, ha annunciato che valuterà un eventuale ricorso in appello dopo il deposito delle motivazioni della sentenza. I tre imputati, già scarcerati a luglio, si trovano attualmente agli arresti domiciliari.
La ricostruzione dei fatti: una lite condominiale degenerata in violenza
L’episodio risale alla sera dell’1 aprile 2025, quando una banale discussione condominiale si è trasformata in una vera e propria azione di rappresaglia armata ai danni di Nicola Esposito, vicino di casa dei D’Andrea.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la lite sarebbe nata da contrasti sull’uso di un’area condominiale: Giuseppe D’Andrea avrebbe voluto costruire un piccolo fabbricato, mentre Esposito si opponeva, chiedendo di destinare lo spazio a nuovi posti auto.
Dopo settimane di tensioni crescenti, quella sera la situazione è esplosa in violenza. Appena rientrato a casa a bordo della sua auto, Esposito è preso di mira da Giuseppe D’Andrea, che ha sparato nove colpi di pistola da circa trenta metri di distanza, centrando la vettura della vittima.
Il raid: speronamenti e colpi di martello
Pochi istanti dopo la sparatoria, sul luogo è arrivato Nunzio D’Andrea, padre dell’aggressore, al volante di una Renault Megane Scenic, con la quale ha speronato più volte l’auto di Esposito.
Nel frattempo, Emanuele D’Andrea, fratello di Giuseppe, si è avvicinato impugnando un martello di circa cinquanta centimetri, colpendo ripetutamente il finestrino del veicolo fino a mandarlo in frantumi.
La vittima è riuscita fortunosamente a sfuggire all’aggressione e a chiamare i soccorsi, evitando il peggio.
Le indagini successive hanno permesso di individuare e arrestare i tre componenti della famiglia D’Andrea, poi rinviati a giudizio per tentato omicidio e altri reati connessi.
Le condanne e i prossimi passi
Il giudice ha riconosciuto la gravità dell’azione e la preordinazione dell’agguato, pur tenendo conto dell’assenza di legami con la criminalità organizzata.
La faida familiare, nata da questioni di proprietà e convivenza condominiale, ha mostrato – secondo il magistrato – una violenza sproporzionata e pianificata, sfociata in un episodio che solo per caso non si è trasformato in una tragedia.
Dopo la sentenza, la difesa si riserva di presentare appello. Nel frattempo, i tre condannati resteranno ai domiciliari in attesa delle decisioni dei giudici di secondo grado.
 
 





