Un imprenditore napoletano aveva denunciato di essere stato costretto a inginocchiarsi e di aver rischiato la vita, quando un uomo armato gli aveva puntato la pistola alla testa e sparato. Il colpo lo aveva raggiunto alla gamba solo perché, all’ultimo momento, era riuscito a spostarsi.

Dopo mesi di indagini, la Squadra Mobile di Napoli, coordinata dalla Procura, ha fermato Ciro Celeste, 69 anni, del quartiere Barra, ritenuto vicino al clan Celeste-Guarino. L’uomo è indiziato di tentato omicidio, usura aggravata, detenzione e porto abusivo di arma da fuoco, tutti reati contestati con l’aggravante del metodo mafioso.

La ricostruzione dei fatti

Il tentato omicidio risale a novembre 2023, quando la vittima finì ricoverata all’Ospedale del Mare di Ponticelli con una ferita da arma da fuoco a una gamba. Agli investigatori aveva inizialmente raccontato di essere aggredito da uno sconosciuto mentre si trovava a Barra.

Solo a luglio 2025, l’imprenditore ha deciso di denunciare apertamente il presunto responsabile, spiegando i motivi della ritorsione: Celeste gli avrebbe imposto di far assumere la moglie presso un altro imprenditore, ma dopo un primo periodo la donna non era retribuita. Da lì, la lite e le successive minacce culminate nell’agguato.

Prestiti usurari dal 2018

La vittima ha inoltre raccontato di essere finita nella rete dei prestiti usurari gestiti dal 69enne, con tassi insostenibili e richieste sempre più pressanti. Alcuni debiti contratti a partire dal 2018 erano ancora pendenti al momento della denuncia.

Durante la perquisizione nell’abitazione di Celeste, gli agenti hanno rinvenuto numerosi fogli con nomi e cifre, ritenuti un vero e proprio registro dei prestiti concessi.

Un nuovo colpo al clan Celeste-Guarino

Il fermo rappresenta un passaggio importante nell’azione di contrasto al clan Celeste-Guarino, attivo a Barra e in altri quartieri dell’area orientale di Napoli, già noto per attività criminali legate a racket e usura.

Le indagini proseguono per ricostruire la rete di rapporti e intimidazioni collegati al presunto sistema di prestiti usurari riconducibile al 69enne.