È emerso un grave precedente giudiziario a carico del titolare dell’impresa per la quale lavoravano i tre operai deceduti lo scorso venerdì in un incidente avvenuto nel rione Alto. L’uomo era stato condannato nel 2022 in primo grado a sei mesi di reclusione per un analogo infortunio sul lavoro avvenuto nel 2015. Tuttavia, la prescrizione del reato ha impedito la conferma definitiva della condanna.
L’incidente del 2015 e la condanna poi estinta
Nel 2015, un ex dipendente dell’impresa, Giuseppe Iaquinangelo, cadde da un montacarichi riportando lesioni permanenti. Oggi è costretto su una sedia a rotelle e presenta gravi problemi neurologici. In quell’occasione, il titolare e un altro dipendente dell’azienda vennero condannati per violazioni delle norme di sicurezza. Tuttavia, come emerge dalle motivazioni della sentenza della Corte di Appello di Napoli del 2 settembre 2023, la prescrizione è intervenuta prima della conferma definitiva della responsabilità penale.
I giudici sottolineano che dagli atti “non risulta evidente che il fatto non sussista, che non costituisca reato o che non sia previsto come tale dalla legge penale, oppure che l’imputato non lo abbia commesso”, evidenziando che l’estinzione del reato non equivale a una piena assoluzione nel merito.
Le vittime dell’incidente nel rione Alto
Nel recente incidente, i tre operai si trovavano su un cestello montacarichi privo delle necessarie imbracature di sicurezza. A causa di un cedimento strutturale, la parte superiore del dispositivo si è inclinata, facendo precipitare i lavoratori nel vuoto. Due di loro risultavano impiegati in nero. Sono deceduti sul colpo.
Tra gli elementi sotto indagine figurano:
l’irregolarità dei rapporti di lavoro di due dei tre operai;
l’assenza di dispositivi di protezione individuale (caschi e imbracature);
le responsabilità relative al corretto montaggio del cestello.
Indagini in corso: quattro gli indagati
La Procura di Napoli ha avviato un’inchiesta con l’ipotesi di omicidio colposo plurimo. Domani saranno conferiti gli incarichi ai periti tecnici e medici, con la notifica degli avvisi di garanzia a:
l’amministratore del condominio;
il coordinatore per la sicurezza;
il titolare dell’impresa per la quale lavoravano gli operai;
il titolare della ditta che ha noleggiato il montacarichi.
Sono inoltre disposte le autopsie per stabilire le cause esatte del decesso e consentire lo svolgimento dei funerali.
Il caso solleva interrogativi politici e istituzionali
Nel corso di una conferenza stampa, a cui hanno partecipato Giuseppe Iaquinangelo, la sua moglie, l’avvocata Giovanna Iodice e il deputato Francesco Emilio Borrelli, è sollevata la questione della “recidiva” da parte dell’azienda, che era di nuovo coinvolta in lavori edili al momento del tragico incidente.
“Se ci fossero tutti i parapetti e se fosse stato imbracato, il signor Iaquinangelo oggi non sarebbe in queste condizioni”, ha dichiarato l’avvocata Iodice, specificando che l’ex operaio non ha ricevuto alcun risarcimento, ad eccezione dell’indennizzo INAIL.
Il deputato Borrelli ha annunciato una interrogazione parlamentare, sottolineando la gravità di una situazione in cui lo stesso imprenditore è coinvolto in due incidenti con dinamiche simili, a distanza di pochi anni.
La difesa del noleggiatore del montacarichi
In una nota ufficiale, l’avvocato Giovanni Fusco, legale della ditta che ha noleggiato il montacarichi utilizzato durante i lavori, ha precisato che il signor Napolitano – titolare della società di noleggio – non ha mai avuto problemi giudiziari e che la responsabilità dell’installazione e della sicurezza spettava esclusivamente all’azienda esecutrice dei lavori. “I nostri macchinari non hanno mai avuto problemi e non siamo noi a dover garantire la vigilanza sulla sicurezza in cantiere”, ha affermato il legale.
Lutto cittadino ad Arzano e Calvizzano
In segno di cordoglio, i comuni di Arzano e Calvizzano, città di residenza di due delle tre vittime (la terza era di Napoli), hanno proclamato il lutto cittadino per il giorno delle esequie.





