Si è concluso con una clamorosa confessione il caso della presunta rapina da mezzo milione di euro denunciata da un rappresentante di gioielli a Napoli. L’uomo, 34 anni, ha ammesso di aver inscenato tutto, raccontando una versione dei fatti completamente inventata. L’obiettivo era coprire un debito personale contratto con un imprenditore.

La versione iniziale: un colpo da film
La denuncia risaliva alla mattina di giovedì scorso. Il rappresentante si era rivolto ai carabinieri raccontando di essere stato aggredito in via Leonardo Sciascia, nel quartiere Pianura, mentre si recava al lavoro. Secondo la sua versione, un commando armato composto da quattro uomini lo avrebbe fermato e costretto, sotto la minaccia delle armi, a consegnare una borsa contenente 5 kg di gioielli in oro, per un valore stimato di 500mila euro.

Un racconto drammatico e ricco di dettagli, ma da subito apparso poco credibile agli investigatori. Nessun testimone, nessuna ripresa utile dalle telecamere di videosorveglianza e troppi elementi incoerenti hanno insospettito gli inquirenti.

La verità emerge: una messa in scena per saldare un debito
Le indagini, condotte a ritmo serrato e alimentate anche dalla forte eco mediatica della vicenda, hanno portato il 34enne a ritrattare completamente. Ha confessato di essersi inventato tutto: non c’è mai stata alcuna rapina. I gioielli non sono stati rubati, ma ceduti volontariamente con l’intento di ripagare un debito di 500mila euro contratto con un imprenditore.

Secondo quanto emerso, il creditore non aveva esercitato alcuna pressione: al contrario, aveva concesso ulteriore tempo per sanare il debito. Il rappresentante, però, ha scelto una via alternativa, inscenando la rapina per giustificare la sparizione dell’oro.

Le conseguenze legali
Dopo la confessione, l’uomo è stato denunciato per simulazione di reato, reato previsto dall’articolo 367 del codice penale italiano. Le indagini proseguono per chiarire eventuali ulteriori responsabilità e ricostruire il destino esatto dei preziosi.