Il video di un medico sorpreso a dormire in servizio presso il Pronto Soccorso di Cerignola (Foggia) ha sollevato un’ondata di indignazione pubblica e acceso un acceso dibattito sulla qualità del servizio sanitario, sulla pressione lavorativa nei reparti di emergenza e sulle dinamiche interne agli ospedali italiani. Le immagini, registrate nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio all’interno del presidio ospedaliero “Tatarella”, mostrano il dottor Francesco Paolo Palma, in servizio presso il 118, appisolato su una poltrona dietro una scrivania, con una barella nelle vicinanze su cui era sdraiato un paziente in attesa.

Il filmato, diffuso da un altro paziente in attesa, è rapidamente diventato virale sui social e ha suscitato critiche da parte dell’opinione pubblica, contribuendo a far emergere ulteriori preoccupazioni sulle condizioni lavorative del personale sanitario e sull’organizzazione dei turni notturni nei pronto soccorso.

La sospensione del medico e le indagini in corso
A seguito della diffusione del video, il direttore sanitario dell’ASL Foggia ha disposto la sospensione immediata del medico per effettuare tutti gli accertamenti del caso. La misura è stata adottata in attesa di chiarimenti ufficiali, mentre si cerca di fare luce su quanto accaduto durante quella notte. L’episodio, oltre a generare clamore mediatico, ha messo nuovamente in evidenza le criticità legate alla gestione del personale medico in contesti di emergenza.

Palma: “Mi hanno avvelenato con benzodiazepine”
Il dottor Palma, protagonista della vicenda, ha deciso di rompere il silenzio con una versione dei fatti che ha sorpreso molti. In un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno, il medico ha denunciato un presunto tentativo di avvelenamento tramite benzodiazepine, dichiarando di aver presentato un esposto in Procura.

«Durante tutta la mia carriera non mi era mai capitato di addormentarmi sul posto di lavoro», ha dichiarato Palma. «Credo che qualcuno abbia inserito delle benzodiazepine, forse del Valium, nel mio cibo o nelle bevande. Non posso escludere che si tratti di un atto deliberato per danneggiarmi».

Il medico ha escluso che il presunto gesto possa essere compiuto da colleghi medici, ipotizzando invece un coinvolgimento di altro personale ospedaliero. «Forse qualcuno invidioso della mia carriera, delle mie tre lauree – e della quarta in corso – o dei risultati ottenuti. C’è un clima ostile attorno a me», ha aggiunto, specificando anche che la pensione è ormai imminente e che presto potrebbe lasciare definitivamente il servizio.

Riflettori puntati sulle condizioni di lavoro
Oltre alla questione personale, il caso ha riacceso i riflettori sulle condizioni lavorative all’interno dei pronto soccorso, in particolare sul numero elevato di ore accumulate dai medici di emergenza. I sindacati e le associazioni di categoria da tempo denunciano turni estenuanti e carenze di personale, soprattutto nelle aree più critiche della sanità pubblica.