A Pozzuoli, in uno dei suoi scorci più belli e panoramici, un cartello di protesta colpisce chiunque passi di lì. Non è un semplice divieto: è un urlo contro la violenza di genere, un segnale forte e diretto che nasce da una ferita recente. Sul belvedere flegreo, dove pochi giorni fa si è sfiorata una tragedia, qualcuno ha affisso un cartello che recita:
«Vietato fa l’omm e merd».
In dialetto napoletano significa: vietato comportarsi da uomo spregevole, da bruto. Un messaggio crudo, ma necessario.

Gaia: una giovane madre vittima di violenza
A rendere questo gesto ancora più significativo è la storia che lo precede. Gaia, una giovane madre di 26 anni, è stata brutalmente aggredita proprio in quel luogo dall’ex compagno. Secondo la sua denuncia, l’uomo – un 36enne originario di Giugliano – l’ha picchiata a sangue e ha tentato di spingerla oltre il parapetto. Solo l’intervento dei presenti ha evitato l’irreparabile. L’uomo è stato arrestato, ma la paura e il trauma restano.

Il cartello come simbolo sociale e culturale
Il cartello non è comparso per caso. È stato affisso da alcuni cittadini di Pozzuoli, profondamente colpiti dal racconto di Gaia. È un gesto spontaneo ma potente, una forma di resistenza civile e di denuncia collettiva. Accanto al messaggio, c’è anche una citazione della cantautrice napoletana La Niña, tratta dalla canzone “Figlia d’ ‘a Tempesta”, che aggiunge un ulteriore livello emotivo e culturale.

Violenza sulle donne: non solo cronaca, ma ferita sociale
Questo episodio ci ricorda che la violenza contro le donne non è solo un fatto di cronaca: è una piaga che continua a lacerare la nostra società. E ogni gesto, anche simbolico, può contribuire a tenere alta l’attenzione e a rompere il silenzio.