Una storia di abbandono, violenza e rinascita: quella di una ragazza di Salerno che, a soli 16 anni, si è trovata a lottare contro la brutalità del suo compagno e l’indifferenza della sua famiglia. Oggi, maggiorenne e indipendente, sta costruendo un futuro migliore per sé e per suo figlio.

Un rifugio d’amore trasformato in prigione
La vicenda ha avuto inizio nel 2022, quando la giovane, dopo essere rimasta incinta, è stata cacciata di casa dalla madre. Senza un posto dove andare, si è trasferita in una baracca a Giovi con il suo compagno, A.S., un 24enne di Salerno. Quello che doveva essere un nuovo inizio si è ben presto trasformato in un incubo.

Secondo le testimonianze raccolte nel processo in corso presso il tribunale di Salerno, la ragazza era vittima di maltrattamenti fisici e psicologici. Veniva segregata in casa e sottoposta a continue violenze. Il suo unico contatto con il mondo esterno era una compagna di classe, alla quale inviava immagini delle ferite inflittele dal fidanzato.

La denuncia e la rinascita

La svolta è arrivata grazie al coraggio della ragazza, che ha trovato la forza di denunciare tutto ai carabinieri. Dopo essere stata accolta in una comunità protetta, ha dato alla luce il suo bambino in sicurezza. Da allora, ha lavorato per costruire una nuova vita, riuscendo a trovare un impiego e un appartamento in affitto in un piccolo centro della provincia di Salerno.

Il processo: alla ricerca della verità

Oggi, la vicenda è al centro di un processo che si sta svolgendo davanti al collegio della prima sezione penale del tribunale di Salerno. L’imputato, A.S., è accusato di maltrattamenti aggravati dalla gravidanza della vittima.

Le prime udienze hanno portato alla luce dettagli inquietanti sulla condizione della ragazza prima della denuncia. La madre dell’imputato, che viveva in un container accanto alla baracca della coppia, ha dichiarato di aver trovato la giovane sanguinante dall’orecchio, ma di non sapere come si fosse procurata la ferita.

Un’altra testimone, una compagna di classe della vittima, ha confermato il suo totale isolamento: «I suoi genitori non si sono mai visti. Era sola e sapevamo tutti della sua gravidanza. Poi, improvvisamente, ha smesso di frequentare la scuola e non l’abbiamo vista più».

Una storia di resilienza e speranza

Oggi, la giovane madre ha tagliato ogni legame con la sua famiglia d’origine e con il compagno violento. Il bambino, mai riconosciuto dal padre, porta il cognome della madre.