Chiesti venti anni di carcere per Vincenzo Di Lauro, riconosciuto erede della storica famiglia criminale fondata dal padre Paolo Di Lauro; nove anni invece per il cantante neomelodico Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli, vedova dell’ex boss Gaetano Marino, ucciso nel 2012 a Terracina. È stata una richiesta severa quella formulata dal pubblico ministero Lucio Giugliano della Procura di Napoli, responsabile dell’inchiesta insieme ai colleghi Maurizio De Marco e Giuliano Caputo, nel corso del processo in corso davanti al giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Napoli.
Le indagini, condotte con intercettazioni e appostamenti, puntano a chiarire i legami e le attività economiche dei coniugi Colombo-Rispoli con Vincenzo Di Lauro e altre figure sospettate di connessioni con la camorra. In particolare, gli inquirenti hanno ipotizzato l’esistenza di operazioni illecite dietro alcune attività, come una campagna pubblicitaria per un marchio di abbigliamento sospettato di essere utilizzato per il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali e la gestione di un capannone industriale che risulterebbe collegato a operazioni poco trasparenti.
Oltre ai nomi principali, l’accusa ha avanzato richieste di pena per altri indagati coinvolti: sedici anni e otto mesi per Umberto Lamonica, sedici anni per Diego Leone e venti anni per Raffaele Rispoli. Le indagini proseguono, puntando a fare luce sui dettagli e i moventi dietro queste relazioni, considerate cruciali per svelare l’intreccio di interessi che legheranno i protagonisti al mondo della criminalità organizzata napoletana.