La sparatoria avvenuta a Napoli lo scorso 9 maggio, in cui rimasero ferite tre persone, sembrerebbe riconducibile a dissidi interni a una banda di rapinatori professionisti. Secondo le ricostruzioni, i contrasti sarebbero nati durante la spartizione del bottino, frutto di uno dei loro colpi messi a segno con la cosiddetta tecnica del “buco”, una modalità di rapina sofisticata e utilizzata su scala nazionale. I protagonisti dell’episodio, tutti rapinatori esperti e di età avanzata, si sarebbero recati da un loro complice per discutere della suddivisione del denaro. La discussione, però, è degenerata quando uno di loro ha estratto una pistola, ferendo tre complici, mentre un quarto è rimasto illeso.
Le Indagini e l’Arresto
La Squadra Mobile di Napoli e gli investigatori del commissariato San Carlo all’Arena hanno condotto indagini approfondite, che hanno portato ieri all’arresto dell’uomo accusato di aver esploso quei colpi di pistola, incriminato ora anche per triplice tentato omicidio. Dopo la sparatoria, le tre vittime si sono recate in ospedali diversi per evitare di far collegare i fatti tra loro, cercando di far passare gli episodi come separati e scollegati. Tuttavia, la polizia ha ottenuto prove decisive grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti in corso Amedeo di Savoia, la zona dove si è svolto l’agguato.
Le riprese hanno mostrato chiaramente l’aggressore in azione e la sua successiva fuga a bordo di uno scooter. Questo, insieme alle testimonianze e al lavoro degli investigatori, ha permesso di identificare la banda. Gli arrestati sono tutti rapinatori professionisti con una lunga carriera criminale alle spalle, capaci di eseguire rapine in tutta Italia con precisione e destrezza. Lo sparatore, subito dopo il raid, era riuscito a far perdere le sue tracce per diverso tempo, temendo ritorsioni da parte degli altri membri della banda.
L’Operazione della Polizia
Nonostante il tentativo di nascondersi, l’uomo è stato infine rintracciato grazie all’esperienza dei poliziotti del commissariato San Carlo all’Arena, che lo tenevano sotto controllo. Quando è tornato nella zona di competenza delle forze dell’ordine, gli agenti lo hanno immediatamente identificato, arrestandolo e portandolo alla giustizia. La vicenda mette in luce l’importanza del monitoraggio delle bande criminali e l’efficacia del lavoro investigativo, basato su tecnologie di sorveglianza e sull’esperienza consolidata delle forze di polizia nel contrastare crimini organizzati di questo tipo.