Gli operatori balneari della Campania si preparano a scendere in campo contro l’incertezza legata all’applicazione della direttiva Bolkestein. Insieme a Sib-Fipe e Fiba-Confesercenti, hanno annunciato uno sciopero nazionale di categoria, che vedrà la chiusura degli ombrelloni in segno di protesta nelle giornate del 9, 19 e 29 agosto. La mobilitazione sarà progressiva: il 9 agosto gli stabilimenti balneari apriranno con due ore di ritardo, il 19 agosto chiuderanno per quattro ore, e il 29 agosto l’interruzione del servizio sarà ancora più lunga, per sei o otto ore.

La direttiva Bolkestein, che obbliga gli Stati membri dell’Unione Europea a liberalizzare le concessioni delle spiagge pubbliche attraverso gare aperte a tutti gli operatori europei, rappresenta una minaccia per le imprese balneari italiane, che rischiano di essere spazzate via dalla concorrenza straniera. Questa preoccupazione è particolarmente sentita in Campania, dove il settore balneare costituisce un pilastro essenziale dell’economia turistica regionale. Secondo i dati dell’Osservatorio Settore Balneare 2023 di Spiagge.it, sono 694 gli stabilimenti balneari in Campania, con un costo medio di 41 euro per il noleggio di un ombrellone e due lettini, il più alto d’Italia.

Antonio Capacchione, presidente di Sib-Fipe, ha dichiarato: «La Campania, con il suo litorale straordinario, non può diventare terreno di scontro per interessi economici estranei al nostro territorio. Chiediamo al governo di ascoltare le nostre ragioni e di trovare una soluzione che tuteli il lavoro di migliaia di famiglie campane e preservi un patrimonio inestimabile come le nostre spiagge».

La protesta sarà preceduta, l’8 agosto, dalla diffusione di una lettera informativa sulle strutture balneari, in cui gli operatori denunceranno l’incertezza legata al futuro delle concessioni e il rischio per le famiglie che dipendono da questo settore. La situazione è tesa: gli imprenditori balneari temono che senza un intervento del governo, da gennaio 2025, con l’avvio delle gare per le concessioni, il settore possa subire un colpo mortale. La loro preoccupazione è che si ripeta uno scenario simile a quello del 2012, quando, sotto il governo Monti, si tentò di avviare le gare per le concessioni, portando a una mobilitazione di massa degli operatori del settore.

L’adesione alla protesta è ampia e la posta in gioco è alta. Gli stabilimenti balneari non solo rappresentano un’importante risorsa economica, ma sono anche parte integrante della cultura e della tradizione delle comunità locali. La speranza degli operatori è che il governo intervenga prima della pausa estiva, stabilendo regole chiare e omogenee che possano garantire la sopravvivenza di un settore vitale per l’economia italiana.