Il crollo dei ballatoi della Vela Celeste, avvenuto la sera di lunedì scorso, ha provocato una tragedia che ha sconvolto Napoli: tre morti e 12 feriti, tra cui sette bambine. Questa vicenda riporta alla luce un episodio preoccupante e inquietante: l’ordinanza di sgombero coatto della Vela Celeste, emessa nel 2015 e rimasta, incredibilmente, inattuata.

L’Ordine di Sgombero: Un’Iniziativa Non Seguita
Nel ottobre 2015, il Comune di Napoli pubblicò un’ordinanza di sgombero della Vela Celeste, un edificio che ospitava circa 800 persone. L’ordinanza, firmata dall’allora sindaco Luigi de Magistris, era motivata da seri rischi per la sicurezza dei residenti. I documenti ufficiali indicano che il provvedimento era indirizzato a 159 nuclei familiari, per un totale di circa 600 persone. Questo intervento avrebbe dovuto garantire la protezione dei residenti di fronte a pericoli imminenti e ben documentati.

I Motivi dello Sgombero: Pericoli Evidenti
La decisione di sgomberare la Vela Celeste si basava su una dettagliata relazione di un dirigente comunale che metteva in luce i gravi pericoli associati alla permanenza nell’edificio. Il 6 novembre 2015, l’ordinanza di sgombero era discussa anche in consiglio della Ottava Municipalità, evidenziando la gravità della situazione e la necessità di un’azione immediata.

Nel 2016, una relazione degli ingegneri incaricati dal Comune, nell’ambito del progetto Restart, confermava le preoccupazioni. Questo progetto prevedeva l’abbattimento di tutte le Vele, eccetto quella Celeste, destinata a usi amministrativi. Tuttavia, l’ordinanza di sgombero rimase una disposizione non eseguita.

L’Inazione e le Conseguenze
Nonostante l’ordinanza fosse ufficialmente emessa, non venne mai attuata. Alessandro Fucito, che ha ricoperto il ruolo di assessore al Patrimonio dal 2013 al 2016 nella giunta de Magistris e oggi è presidente della Municipalità San Giovanni–Barra–Ponticelli, commenta: «Probabilmente furono effettuati interventi almeno per eliminare le situazioni di pericolo immediato. Tuttavia, questa ordinanza, come molte altre, non convinse i residenti a lasciare l’immobile».

Fucito ricorda che il mancato rispetto dell’ordinanza contribuì a un aumento dei rischi e a una pressione maggiore per gestire gli interventi necessari sugli edifici non abitabili da anni. Inoltre, l’ordinanza ispirò successivamente un piano per l’assegnazione delle abitazioni residue e un piano di mobilità interna alle Vele per facilitare il progressivo svuotamento.