Un’azione decisa e simbolica intrapresa dalla Coldiretti nei porti di Salerno e Bari per proteggere il Made in Italy dall’invasione di prodotti stranieri che minacciano la qualità e l’autenticità del cibo italiano. Gli agricoltori, muniti di gommoni, hanno avvicinato le navi al grido di “No fake in Italy”, riprendendo lo slogan lanciato durante una mobilitazione al Brennero alcuni mesi fa. Tra gli slogan esposti dalle imbarcazioni figuravano “Stop falso cibo italiano” e “Basta import sleale”.

Obiettivo della Mobilitazione
L’obiettivo principale della Coldiretti è spingere per una revisione del criterio dell’ultima trasformazione del Codice doganale sull’origine dei cibi. Attualmente, questo criterio permette che prodotti esteri, trasformati per l’ultima volta in Italia, siano venduti come italiani, generando un vero e proprio furto d’identità dei prodotti Made in Italy. Un esempio emblematico è rappresentato dai prosciutti etichettati come italiani ma realizzati con cosce di maiale provenienti dall’estero.

Dichiarazioni della Coldiretti
Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha ribadito l’importanza di questa battaglia durante un’audizione al Senato sul Dl agricoltura. “Oggi siamo ai porti di Bari e Salerno contro le importazioni sleali fatte con lo sfruttamento dei lavoratori cinesi o senza rispettare gli standard europei”, ha dichiarato Prandini. Ha inoltre sottolineato la necessità di ridiscutere il principio del codice doganale sull’origine dei cibi, suggerendo che non deve essere l’ultima trasformazione a determinare l’origine del prodotto, bensì il luogo di produzione della materia prima utilizzata.

Operazioni nei Porti
A Salerno, la Coldiretti ha intercettato una nave carica di 40 container di concentrato di pomodoro proveniente dalla regione cinese dello Xinjiang. Secondo le denunce delle associazioni per il rispetto dei diritti umani, questo concentrato è prodotto grazie al lavoro forzato degli uiguri. Questo fenomeno evidenzia non solo un problema di autenticità del prodotto, ma anche gravi violazioni dei diritti umani.

A Bari, invece, l’attenzione si è concentrata su una nave carica di grano turco, la cui origine era stata misteriosamente persa dopo la partenza dalla Tunisia. Questo grano, destinato a diventare parte della filiera alimentare italiana, rappresenta un ulteriore esempio di come le importazioni sleali possano minare la qualità e la reputazione dei prodotti italiani.