La prossima settimana inizierà il processo per quattro individui coinvolti nell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) contro il gruppo criminale noto come “Quelli di San Lorenzo”. Questo gruppo è stato attivo tra le città di Sant’Egidio, Pagani e Angri, nell’Agro nocerino sarnese, ed è accusato di una serie di reati, tra cui racket, estorsioni, attentati con bombe contro negozi e attività commerciali. L’inchiesta ha rivelato che il gruppo si è avvalso dell’intimidazione derivante da un vincolo associativo di natura mafiosa per imporre la sua forza nella regione durante il periodo compreso tra il 2017 e il 2019.
Oltre un mese fa, sei individui coinvolti nell’inchiesta hanno scelto il rito abbreviato e sono condannati, ricevendo complessivamente circa 50 anni di carcere. Gli attuali quattro imputati, tuttavia, sono raggiunti da misure cautelari in seguito al blitz iniziale condotto dalla DDA.
Le indagini hanno rivelato una serie di episodi criminali, tra cui il possesso di armi, l’uso di esplosivi, lo spaccio di droga, l’assunzione illecita presso ditte e attività, rapine, furti e ricettazione di merce di provenienza illecita. Uno degli episodi più gravi che sarà al centro del dibattimento è l’attentato contro un negozio all’ingrosso di materiale elettrico, in cui una bomba finì fatta esplodere causando danni per circa 30.000 euro. L’atto intimidatorio era motivato dalla richiesta di pagamento di una somma di denaro ogni sei mesi.
Le direttive per le azioni criminali venivano spesso emanate anche da individui detenuti in carcere, attraverso colloqui con i membri del gruppo criminale, che poi agivano all’esterno per mettere in atto le richieste.
L’inchiesta ha coinvolto un totale di 54 persone iscritte nel registro degli indagati da parte del sostituto procuratore dell’Antimafia a Salerno. Il gruppo criminale “Quelli di San Lorenzo” aveva come obiettivo il controllo di un’ampia area territoriale e delle attività imprenditoriali, inclusa l’assunzione di personale, con tentativi di infiltrazione persino presso il cimitero di Sant’Egidio del Monte Albino.
Il traffico di droga era un aspetto significativo del loro operato, con l’organizzazione che imponeva ai locali spacciatori di acquistare la droga esclusivamente attraverso il gruppo di Sant’Egidio, ricevendo in cambio una percentuale sui guadagni.