Nell’ambito della lotta contro il crimine organizzato, emergono talvolta scenari complessi che mettono in luce strategie inusuali adottate da gruppi criminali per proteggere i propri interessi e mantenere il controllo su territori specifici. Un recente caso emerso dalle indagini contro il clan Vigilia, operante nel quartiere Soccavo di Napoli, offre un’interessante prospettiva su come la criminalità possa utilizzare tattiche apparentemente controintuitive per raggiungere i propri obiettivi.

Secondo quanto riportato nell’ordinanza emessa dalla GIP Anna Tirone, il clan Vigilia avrebbe adottato una serie di misure al fine di neutralizzare le forze dell’ordine e mantenere il proprio dominio sul quartiere. Una di queste strategie sorprendenti riguardava l’impedire furti e rapine all’interno del territorio sotto il loro controllo. Nonostante possa sembrare controsenso, questa mossa aveva un duplice scopo: evitare una presenza troppo attiva delle forze dell’ordine e guadagnare il consenso delle comunità locali.

La decisione di vietare furti e rapine, anche se apparentemente altruista, in realtà aveva radici ben salde nella logica criminale. Il clan Vigilia aveva intuito che azioni del genere avrebbero attirato l’attenzione delle forze dell’ordine, compromettendo la tranquillità necessaria per le loro operazioni di spaccio di droga. Questa strategia dimostra una notevole abilità nel riconoscere i rischi e adattare le attività in base agli obiettivi più ampi.

Un’altra tattica singolare emersa dall’ordinanza riguarda la consegna di pacchi di dolci alle famiglie bisognose del quartiere. Questa azione, sebbene sembri generosa, può essere interpretata come un tentativo di guadagnare il favore delle comunità locali e di costruire un consenso criminale. L’offerta di dolci non solo creava una relazione di dipendenza tra il clan e i residenti, ma contribuiva anche a costruire un’immagine di “protettori” all’interno della comunità.

L’intercettazione di conversazioni tra membri del clan, come citato nell’ordinanza, rivela il ruolo centrale del capo Alfredo Vigilia e la sua autorità nell’organizzazione. La sua decisione di vietare furti e rapine mostra un calcolo ben ponderato nel mantenere la pace nel quartiere e preservare la propria base di consenso.

Tuttavia, come spesso accade in tali contesti, la storia si intreccia con il crimine. La vicenda del giovane Pasquale Vigilia, assassinato nel 2012, evidenzia la brutalità e la violenza che spesso caratterizzano queste organizzazioni. La stessa famiglia coinvolta nella distribuzione di dolci aveva una doppia vita, sfruttando il consenso criminale per consolidare il proprio potere.