Una padella dalla quale saltano fuori, insieme alla pasta, la pizza, l’olio, i formaggi e così via, anche i profili di tanti beni culturali della nostra Nazione, dalla Torre di Pisa al Colosseo. È’ svelato ieri, nell’Anfiteatro del Parco Archeologico di Pompei (Napoli), il logo che accompagnerà la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco fino al 2023. “La cucina italiana mette insieme storia, cultura, qualità, tradizioni, ed è un volano per far crescere la nostra economia e la nostra nazione.
L’azione sinergica di tutto il Governo Meloni cerca di utilizzare e valorizzare le potenzialità di ciascun ministero per far crescere ogni elemento della nostra Italia” ha affermato a Pompei il ministro del Masaf, Francesco Lollobrigida, sottolineando che “quello della candidatura sarà un viaggio di almeno due anni che ci permetterà di raccontare in Italia e nel mondo quello che rappresenta la cucina in termini di storia, di ricerca, di cultura, di biodiversità, di produzioni tipiche. E questo ha un valore e il valore aggiunto che ci permette di crescere e di far crescere le nostre imprese e la nostra Italia”.
“Mettiamo un ulteriore mattone in un processo che vuole portare la cucina italiana, eccellenza globale, ad avere un riconoscimento dall’Unesco. Lo facciamo a Pompei perchè sono convinto del valore del sistema della Nazione” ha aggiunto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, evidenziando che “la nozione di bellezza, per l’Italia, non è riferita solo al patrimonio artistico, museale e archeologico ma a tutte le nostre attività”. “Anche grazie alla cultura e alla enogastronomia si possono attivare circuiti di legalità, per una economia e una società sana e migliore” ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, chiosando che “dobbiamo rilanciare gli asset importanti dell’Italia, iniziando dalla cultura, che può rappresentare un rafforzamento della nostra economia, anche in termini di prevenzione in relazione alla sicurezza e alla legalità”.
ll logo ufficiale è ideato dal Poligrafico statale e “richiama l’atto del preparare il cibo come rito e come valorizzazione del patrimonio alimentare e culturale che rivive ogni giorno e che sarà trasmesso alle generazioni future”.





