Un incredibile caso di malagiustizia ha avuto luogo tra il capoluogo siciliano e Giardinello, un piccolo paese in provincia. Il 25 settembre 2020, un uomo viene arrestato con l’accusa di stalking. Il 19 maggio 2021, il Tribunale di Palermo lo assolve, dichiarando la sua incapacità di intendere e volere. Viene riconosciuto come non imputabile in quanto affetto da una grave forma di schizofrenia. Gli attacchi di paranoia lo rendono incapace di distinguere tra azioni buone e cattive. Durante il processo, gli esperti confermano la sua condizione. Di conseguenza, i giudici lo assolvono e dispongono il suo ricovero in una struttura sanitaria, dove potrà ricevere le cure necessarie invece di essere condannato.
Sembra essere uno dei tanti casi che si verificano nelle aule dei tribunali, una storia di sofferenza familiare e abbandono. Tuttavia, fino a pochi giorni fa, l’uomo incapace di intendere e volere è rimasto agli arresti domiciliari. La misura di sicurezza non è stata eseguita, nemmeno dopo la conferma della sentenza in appello del 20 ottobre 2021. Due gradi di giudizio non sono stati sufficienti per far emergere l’ingiustizia. Il suo ricovero era stato dato per scontato, anche se non si è mai verificato. Cosa è successo?
Si è verificato un difetto di comunicazione tra le cancellerie del Tribunale e della Procura della Repubblica nella trasmissione dell’ordine di esecuzione. La situazione si è complicata ulteriormente a causa della prematura morte del suo difensore di fiducia, l’unico a conoscere la sua storia e i rapporti distanti con gli altri familiari. Per molto tempo non è stato nominato un avvocato d’ufficio per garantire il suo diritto di difesa. Di conseguenza, l’uomo ha vissuto in una casa di campagna con i suoi fantasmi, in condizioni di degrado e in stato di arresto. Si è ritrovato in un limbo nel quale non avrebbe mai dovuto trovarsi.
Alla fine, qualcuno ha iniziato a chiedersi che fine avesse fatto il processo a cui era stato coinvolto. La voce si è diffusa nel paese e ha raggiunto la caserma dei carabinieri, che si sono attivati per garantire la nomina di un avvocato d’ufficio. Gli avvocati Rocco Chinnici, Luigi Varotta e Francesco Foraci hanno ricostruito gli elementi inquietanti di questa storia, con la collaborazione della Procura di Palermo, scavando negli archivi della burocrazia. Alla fine, è emersa l’assoluzione. Si è scoperto che l’uomo aveva solo la vecchia ordinanza di custodia cautelare in carcere a casa sua. Null’altro gli era stato notificato. Tutto il resto – dall’assoluzione in primo grado e in appello al trasferimento in una struttura sanitaria – è come se non fosse mai accaduto.
A questo punto, sembra inevitabile intraprendere una causa contro lo Stato per l’ingiusta detenzione subita dall’ex imputato, dimenticato dallo stesso Stato. Sarà necessario del tempo per comprendere cosa abbia causato questo corto circuito. Nel frattempo, il Tribunale di Palermo si sta attivando. Ma ciò che è più importante è affrontare l’aspetto umano di questa vicenda. “Si tratta di una storia che evidenzia quanto sia importante il ruolo del difensore nel processo. Abbiamo ricostruito l’iter della posizione giuridica del soggetto con la collaborazione delle cancellerie, e il pubblico ministero ha immediatamente disposto la scarcerazione perché non vi era più alcun titolo che potesse giustificare il regime coercitivo al quale era sottoposto”, affermano gli avvocati.
I servizi sociali del Comune in provincia di Palermo si sono attivati per fornire assistenza, e si sta cercando di rintracciare i parenti del 49enne, che occasionalmente si prendevano cura di lui. Ora è un uomo libero che ha bisogno di assistenza, in attesa di essere trasferito in una struttura di esecuzione delle misure di sicurezza. Entrerà in questa struttura con due anni di ritardo, trascorsi agli arresti domiciliari, nonostante non fosse colpevole. Ha scontato la sua pena come un malato e come un innocente.