Il Decreto Lavoro attualmente in discussione potrebbe avere ripercussioni anche sulle pensioni in Italia. Uno dei nodi centrali da sciogliere riguarda infatti l’aumento delle pensioni minime e la riforma dei requisiti per accedere all’Opzione donna. Tuttavia, questi temi si incrociano in modo problematico con il taglio del cuneo fiscale, il che rende la situazione ancora più complessa per il governo. Nella bozza del Decreto, è inclusa la proroga del contratto di espansione, che è un modo per andare in pensione fino a cinque anni prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia o della pensione anticipata. La proroga sarebbe di due anni e riguarderebbe le aziende con più di 50 dipendenti.

Ma come funziona il contratto di espansione? In pratica, prevede un accordo tra l’azienda e il lavoratore per un prepensionamento anticipato fino a cinque anni prima del raggiungimento della pensione di vecchiaia o della pensione anticipata. Questo accordo può essere attivato solo se il lavoratore ha almeno 63 anni e 20 anni di contributi versati.

Per quanto riguarda l’aumento delle pensioni minime, ci sono due possibilità: la prima consiste nell’anticipare la rivalutazione straordinaria del 2,67% per le pensioni minime prevista per il 2024. La seconda possibilità prevede invece l’anticipazione del conguaglio della rivalutazione del 2023, riconoscendo alle pensioni il 0,8% di differenza tra il tasso provvisorio utilizzato dall’INPS e quello definitivo accertato dall’ISTAT. In questo caso, gli aumenti, seppur contenuti, riguarderebbero tutti i pensionati. Ad esempio, per un assegno di 1.000 euro ci sarebbero circa 8 euro in più al mese.