La storia di Agnese Di Giovannantonio, 68enne originaria di Bellona, è quella di una vita segnata dalla violenza e dalla criminalità. Di recente la donna è tornata in carcere per la settima volta, questa volta con l’accusa di stalking e violenze perpetrate tra il 2008 e il 2020. La sua carriera criminale inizia nel lontano 1980, quando, all’età di 26 anni, tende un agguato al primario dell’ospedale Palasciano di Capua, Dario Russo. La donna si avvicina alla Fiat 132 del primario del reparto di chirurgia e con un colpo fulmineo gli recide la giugulare con un coltello a doppia lama usato dai calzolai. Il medico, la cui colpa era quella di non aver mantenuto una promessa di impiego nell’ospedale capuano, muore in pochi secondi.
Per questo crimine, Agnese Di Giovannantonio è condannata all’ergastolo, una pena che avrebbe dovuto scontare integralmente. Tuttavia, la donna riesce a ottenere la grazia nel 1991 ed è rimessa in libertà. Da quel momento, la sua vita sarà segnata da una serie di reati e condanne che la porteranno a passare gran parte della sua vita dietro le sbarre.
Nel 2002, infatti, la Di Giovannantonio afferra un’ascia e minaccia di morte il padre, reo di non averle dato la somma di denaro richiesta. Poi è arrestata per estorsione e minacce. Quattro anni dopo, per il mancato rispetto dell’obbligo di firma alla stazione dei carabinieri di Vitulazio imposto dal giudice di sorveglianza, torna in carcere.
La sua vita, fatta di violenza e crimine, non sembra avere fine. Anche dopo la sua ultima condanna, infatti, Agnese Di Giovannantonio sembra non voler rinunciare alla sua vita criminale. La sua vicenda, purtroppo, è solo uno dei tanti esempi di come la violenza e la criminalità possano segnare in modo indelebile la vita di una persona.





