La piccola comunità di Paupisi resta sconvolta per la tragedia che ha visto protagonista Salvatore Ocone, ora accusato di aver ucciso la moglie Elisabetta Polcino, il figlio di 15 anni e di aver ferito gravemente la figlia di 16 anni.
Secondo i vicini, le crisi di Ocone erano note a tutti: episodi di comportamento strano, come il giorno in cui si spogliò in piazza o quando si rifugiava in chiesa per placarsi, avevano destato attenzione. Alcuni parlano di un uomo “strano”, altri collegano quei comportamenti a una depressione che Ocone aveva affrontato e in parte superato.
La normalità apparente della famiglia
Elisabetta Polcino e Salvatore Ocone apparivano come una famiglia normale. Le foto condivise sui social raccontano un quadro di felicità quotidiana: brindisi, compleanni dei figli e momenti di serenità documentati con sorrisi e festeggiamenti. L’ultimo post pubblico della coppia risale al 14 luglio 2018, con i tre figli davanti a una torta di compleanno e immagini che ritraggono i genitori sorridenti.
Il parroco don Cosimo Iadanza ricorda: “Eravamo pronti a festeggiarli: il prossimo 19 ottobre avrebbero raggiunto i 25 anni di matrimonio. Nulla lasciava presagire il peggio. Salvatore è un lavoratore, anche se in passato aveva sofferto di depressione”.
Le “crisi” e i segnali ignorati
I vicini raccontano episodi che ora assumono un peso drammatico:
rifugiarsi in chiesa durante momenti di agitazione,
comportamenti insoliti in pubblico, come spogliarsi improvvisamente.
“Quando aveva le crisi, amava rifugiarsi in chiesa”, racconta un abitante. Un gesto, quello dello spogliarsi, che all’epoca suscitò scalpore e portò Ocone sotto cura medica.
Dal passato al drammatico epilogo
Oggi la comunità fatica a conciliare la memoria della famiglia felice con l’orrore dei fatti: l’omicidio della moglie, la morte del figlio e il ferimento grave della figlia maggiore. La fuga di Ocone nelle campagne attorno a Campobasso rappresenta l’ultimo atto di una tragedia che ha lasciato Paupisi incredula e addolorata.