Dopo quasi sette anni di reclusione nel carcere di Rebibbia, per Francesco Schettino potrebbe arrivare una svolta. L’ex comandante della Costa Concordia, condannato a 16 anni di carcere per il naufragio del 12 gennaio 2012 all’Isola del Giglio, attende il verdetto del tribunale di Sorveglianza di Roma, che martedì prossimo deciderà sulla sua richiesta di semilibertà.
Un passo verso la libertà?
Schettino ha maturato il termine necessario per accedere a misure alternative alla detenzione, grazie alla condotta tenuta in carcere. Il suo avvocato, Paola Astarita, ha dichiarato all’ANSA:
«Io mi auguro che vinca non il mio assistito, ma il diritto.»
Se il tribunale dovesse concedere la semilibertà, Schettino potrebbe uscire dal carcere durante il giorno per lavorare all’esterno, mentre la notte resterebbe detenuto.
La condanna per il disastro della Costa Concordia
Schettino è stato riconosciuto colpevole di:
Omicidio colposo plurimo
Lesioni colpose
Naufragio colposo
Abbandono della nave
La notte del 12 gennaio 2012, la Costa Concordia si arenò di fronte all’Isola del Giglio a causa di una manovra errata, nota come “inchino” alla costa. Nell’incidente persero la vita 32 persone e la vicenda ebbe un impatto mediatico internazionale.
Dagli arresti alla detenzione a Rebibbia
Schettino fu arrestato il 16 gennaio 2012 e, dopo un periodo agli arresti domiciliari, venne condannato definitivamente a 16 anni di carcere dalla Cassazione il 12 maggio 2017.
Durante la reclusione a Rebibbia ha ottenuto permessi premio e ha lavorato alla digitalizzazione di documenti giudiziari.
Il verdetto atteso per martedì
Dopo quattro udienze rinviate, il tribunale di Sorveglianza dovrebbe esprimersi sulla richiesta di semilibertà. Se concessa, l’ex comandante della Costa Concordia potrebbe iniziare un percorso di reinserimento lavorativo al di fuori del carcere.