Il ritorno in Italia di Chico Forti ha acceso i riflettori su un tema delicato e controverso: il trattamento riservato ai detenuti nelle carceri italiane. L’associazione Sbarre di Zucchero ha scritto una lettera aperta al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sollevando importanti questioni su presunte disparità di trattamento tra detenuti “di serie A” e “di serie B”.

Il Caso Chico Forti
Chico Forti, il cui ritorno in Italia è accolto con grande entusiasmo dopo una lunga battaglia giudiziaria negli Usa, ha ricevuto un trattamento speciale al suo arrivo. Accolto dalla Premier, Forti è stato accompagnato in un tour del carcere di Verona e immortalato in foto ricordo negli uffici dell’istituto. Un trattamento che ha sollevato molte sopracciglia e fatto nascere domande sull’eguaglianza di trattamento all’interno del sistema penitenziario italiano.

Disparità di Trattamento
L’associazione Sbarre di Zucchero ha espresso favore per il permesso immediatamente concesso a Forti di visitare l’anziana madre, elogiando la prontezza dell’Istituto penitenziario di Verona nel facilitare il trasferimento a Trento. Tuttavia, questo caso ha portato alla luce testimonianze di altri detenuti e dei loro familiari, che parlano di permessi di necessità mai concessi, anche per eventi tragici come la morte di un genitore.

La Voce di Sbarre di Zucchero
Secondo Sbarre di Zucchero, molti detenuti “anonimi” non ricevono lo stesso trattamento clemente, e i loro permessi sono spesso respinti a causa di difficoltà logistiche nell’organizzare i trasferimenti. La mancanza di territorialità della pena accentua queste problematiche, lasciando molti detenuti e le loro famiglie in situazioni di grande disagio.

Richiesta di Equità e Trasparenza
L’associazione chiede al Ministro Nordio di aprire un dialogo costruttivo per garantire che tutti i detenuti ricevano lo stesso trattamento equo e celere. “Un diritto, per essere chiamato tale, deve essere universale, altrimenti diventa un privilegio,” afferma la lettera. Questo principio è supportato anche dalla Camera Penale Veronese, che auspica una tempistica celere nel rilascio dei permessi per tutti i detenuti, non solo per i casi più noti.

Condizioni di Vita nei Carceri
La lettera si sofferma anche sulle condizioni di vita all’interno delle carceri, riportando le parole amareggiate dei membri del Corpo di Polizia Penitenziaria. Descrivono una realtà fatta di “poveri cristi”, giovani che si tolgono la vita, anziani con condizioni di salute precarie, tossicodipendenti e malati psichici che avrebbero bisogno di cure adeguate.