Sono le chat scambiate nelle ultime ore di vita di Giulia Tramontano fra i protagonisti del femminicidio di Senago che raccontano i diversi stati d’animo: lei, l’altra ragazza, collega di lui, 23enne italo-britannica con cui intratteneva una relazione parallela all’insaputa di entrambe, e Alessandro Impagnatiello, l’uomo che tre ore dopo i messaggi mostrati giovedì nel processo uccide la fidanzata con 37 coltellate.

“Questa persona va rinchiusa in un buon ospedale psichiatrico”, scrive Tramontano alla 23enne nel pomeriggio di sabato 27 maggio. La vittima sta scoprendo, ad ogni minuto, ad ogni notifica, un tassello del castello di menzogne e tradimenti costruito dal barman di cui si era innamorata. Tramontano pare segnata da un mix di rabbia e serenità per aver raggiunto l’agognata verità dopo mesi di sofferenze con una gravidanza da portare avanti. Ha appena scoperto del test di paternità falsificato che il 30enne ha fabbricato per dimostrare alla sua collega-amante di non essere il padre del bambino che sarebbe nato a fine agosto. “Mai fatto test di paternità – scrive – non ne avevo bisogno”.

L’altra risponde: “Ha detto che sei scesa e che sei stata con un altro a Napoli”. Giulia Tramontano che le dice di sapere “tutto” da febbraio invece le scrive: “Magari… Andrea dovrebbe essere il tuo finto ragazzo o reale non so…”. “È il mio ex, non stiamo più insieme”. Sono i minuti in cui chiede ossessivamente prove, audio, video, fotografie che inchiodino Impagnatiello con il quale è fissato l’incontro a tre fuori dall’Armani Bar di Milano. Accanto a lei c’è la madre di lui, Sabrina Paulis, che l’adora e soffre a sua volta. “Basta, non guardare più, dille di finirla, ti fai male, la verità la sai adesso”, le dice implorandola di poterla accompagnare a Milano.

“Ti prometto che sto distante”. Verso Milano le ragazze continuano a chattare: “Ma per caso hai perso un labello bordeaux in macchina?”, chiede Giulia con riferimento a un oggetto che ha trovato una settimana prima nella Ford T-Roc del fidanzato. “Io quello l’ho messo in macchina apposta, sperando che lo avresti trovato” le risponde la italo-inglese. “Sei grande, grazie. Sono più attenta di quello che crede lui” si legge in chat. “Pensa che noi siamo stupide”, la replica. Al rientro alle 18.45 dall’appuntamento in cui Impagnatiello non si presenta, Sabrina Paulis prende alla metro la 29enne.

“Devi trovarti un’altra nuora” le si rivolge Giulia. “Io ho risposto che un’altra nuora a casa mia non ci entrerà più” testimonia la donna a processo. I telefoni tacciono per qualche ora. Per la Procura di Milano Giulia è morta fra le 19.06 e le 21.29. Durante le indagini il cadavere bruciato con alcol e benzina non permette maggiore precisione. Dalle 22.23 alle 00.30 il barman comincia a tempestare la collega di messaggi. “Voglio definitivamente mettere un punto e chiarire tante cose. Non posso passare per ciò che non sono. Basta. Ho bisogno di vederti non ce la faccio più, perché sono distrutto, voglio anche io ritrovare la pace”. cerca di convincere la ragazza a incontrarlo.

“Ti devo parlare. Ti aspetto sotto casa o passo a prenderti. Decidi tu”. Dov’è Giulia? – chiede lei. “Sta dormendo” e “verrà domani”, le mente per l’ultima volta. Le chiede di essere ascoltato “e basta” perché “hai finito poi. Promesso non ti infastidirò mai più”.