Una nuova luce si accende nel panorama delle politiche di supporto alle mamme lavoratrici con l’introduzione del “Bonus Mamma” nella recente Legge di Bilancio. Questa misura mira a promuovere la genitorialità, stimolare l’occupazione femminile e incentivare la natalità attraverso sostegni economici diretti alle donne che lavorano. Il “Bonus Mamma” si concretizza sotto forma di decontribuzione per le lavoratrici madri, garantendo un aumento significativo della busta paga fino a 1.700 euro. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, questa esenzione contributiva per le madri che lavorano si tradurrà in un incremento progressivo del reddito disponibile.

L’esonero totale dal versamento dei contributi sociali a carico del lavoratore, fino a un massimale di 3.000 euro lordi, è previsto per il triennio 2024-2026. Questa agevolazione sarà estesa alle madri con tre o più figli, di cui almeno uno minorenne. Nel solo 2024, sarà estesa anche alle madri con due o più figli, di cui almeno uno di età inferiore a dieci anni.

Si stima che circa 800.000 lavoratrici saranno interessate da questa iniziativa. La decontribuzione per le madri sarà applicabile a tutte le lavoratrici con contratti a tempo indeterminato, indipendentemente dal livello della retribuzione, con l’esclusione del lavoro domestico.

Questo taglio del cuneo fiscale risulta essere un sostegno significativo per la classe media. L’effetto combinato di questa misura si interseca con la proroga dell’esonero parziale dal versamento dei contributi Ivs a carico del lavoratore, fino a una retribuzione di 35.000 euro.

L’Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato che le lavoratrici madri otterranno un beneficio complessivo di circa 1.777 euro per i minori contributi versati. Questo include 1.159 euro derivanti dal taglio del cuneo generalizzato e 618 euro dalla decontribuzione specifica.

La decontribuzione sarà distribuita in modo equo: circa il 57% delle lavoratrici madri con retribuzioni inferiori a 35.000 euro ne beneficerà, mentre il restante 43% supporterà le lavoratrici con retribuzioni superiori a questa soglia. Il totale della riduzione dei contributi si stima intorno a 1,5 miliardi di euro.