Le scosse di terremoto che hanno colpito l’area dei Campi Flegrei e Napoli hanno scatenato paura e incertezza tra i residenti. La più potente di queste scosse, con una magnitudo di 3.8, è avvenuta giovedì sera alle 19:45, con epicentro vicino alla Solfatara di Pozzuoli. Anche se la magnitudo può sembrare relativamente bassa, l’impatto è stato significativo e si è esteso fino al centro di Napoli, causando panico tra la popolazione.
Un residente di via Michelangelo da Caravaggio ha descritto la sensazione di terrore, dicendo di aver pensato che il palazzo in cui vive, alto cinque piani, stesse per crollare. Questo evento ha fatto rivivere ricordi di terremoti passati, come quello del 23 novembre 1980, che ha segnato profondamente la memoria collettiva dell’area.
Le persone vivono nell’area dei Campi Flegrei con i nervi tesi da mesi a causa di boati notturni e continui allarmi sismici. Il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Mauro Antonio Di Vito, ha cercato di rassicurare la popolazione, spiegando che il terremoto fa parte di un processo di bradisismo di Pozzuoli causato dalla fratturazione delle rocce. Tuttavia, è stato evasivo sui rischi futuri e ha dichiarato che la paura è dovuta alla mancanza di conoscenza.
Gli esperti, tra cui Stefano Carlino dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, hanno spiegato che il recente terremoto è parte di un processo di fratturazione della crosta dei Campi Flegrei, che progressivamente si sta indebolendo. Questo processo potrebbe manifestarsi con eventi sismici più forti o sciami di terremoti. Tuttavia, gli esperti non sono in grado di fare previsioni specifiche sulla futura attività sismica e continuano a monitorare attentamente la situazione.
Uno dei principali problemi è capire cosa si trovi sotto la superficie: gas, vapore acqueo o magma in risalita. È probabile che piccole quantità di magma siano arrivate nel sistema magmatico più superficiale, che è responsabile del sollevamento del terreno. Inoltre, sono presenti fluidi ad alta pressione e temperatura. Tuttavia, al momento non è possibile prevedere quando o se si verificherà una rottura totale della crosta, il che potrebbe mettere in comunicazione la parte più profonda del sistema magmatico con la superficie.