Il governo italiano sta cercando di regolamentare la transizione dal vecchio Reddito di Cittadinanza ai nuovi strumenti, tra cui l’Assegno di Inclusione e il Supporto alla Formazione e al Lavoro. Quest’ultimo prevede un assegno mensile di 350 euro riservato ai nuclei familiari senza componenti minori ultrasessantenni o disabili. Il decreto ministeriale con i criteri per i corsi di formazione per coloro che appartengono a questa categoria dovrebbe essere pubblicato a breve.
Non sono previste modifiche al decreto 48, varato a maggio, che ha rivoluzionato il sistema del Reddito di Cittadinanza. Mentre le proteste continuano in varie città italiane, il governo sta cercando di prepararsi per il lancio del Supporto alla Formazione e al Lavoro a partire da settembre. Il nuovo assegno dovrebbe essere operativo da quella data.
In una riunione tra il Ministero del Lavoro, Anpal e le Regioni, si è discusso del futuro dei 159 mila nuclei familiari considerati “occupabili”, che non riceveranno più il Reddito di Cittadinanza. Per ricevere il nuovo assegno di inclusione, dovranno attivarsi tramite la piattaforma Siisl (sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa). La piattaforma sarà attiva a partire da settembre e includerà tutti coloro che sono nel programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori).
Altri 88 mila nuclei familiari, pur non includendo minori ultrasessantenni o disabili, rispettano il requisito alternativo che prevede la presenza di “componenti in condizione di svantaggio e inseriti in programmi di cura e assistenza dei servizi socio-sanitari territoriali certificati dalla pubblica amministrazione”. Queste persone continueranno a ricevere temporaneamente il Reddito di Cittadinanza fino a dicembre, mentre dal prossimo anno saranno beneficiari dell’Assegno di Inclusione.
Tuttavia, le Regioni hanno espresso delle perplessità riguardo all’operatività della piattaforma Siisl, di cui lamentano di non conoscere “caratteristiche e funzionalità”. Alcuni rappresentanti delle Regioni hanno richiesto una “modalità transitoria” nel caso in cui la piattaforma non dovesse funzionare correttamente. Ci sono anche dubbi sulla capacità dei centri per l’impiego di far fronte agli adempimenti necessari, data la possibile ondata di richieste.