Dopo diverse perizie, i giudici della sezione giurisdizionale per la Regione Lombardia della Corte dei Conti hanno emesso la sentenza: la ginecologa di guardia è assolta, mentre l’ostetrica è condannata al risarcimento. Secondo la ricostruzione dei fatti da parte dei giudici, il tracciato dell’attività cardiaca fetale a partire dalle 21 indicava una frequenza di categoria II, che può evolvere in una sofferenza del feto. La ginecologa di guardia aveva praticato un’amnioinfusione per ridurre le decelerazioni variabili ripetitive, riportando così i parametri alla normalità.
I fatti
In seguito, il monitoraggio del travaglio era affidato all’ostetrica di turno. Tuttavia, a partire dalle 22:23, il tracciato del battito cardiaco presentava nuovamente caratteristiche preoccupanti, che l’ostetrica non aveva segnalato prontamente al medico di guardia, come previsto dalla normativa. Al contrario, aveva annotato nella cartella clinica il termine “cardiotocografia rassicurante” per ben tre volte in un’ora.
L’errore commesso dall’ostetrica ha avuto conseguenze gravi e permanenti per il bambino e la sua famiglia. La sentenza della Corte dei Conti rappresenta una vittoria per l’azienda sociosanitaria e una punizione per l’ostetrica, che dovrà risarcire l’Asst con una somma significativa.
La vicenda solleva importanti questioni sulle procedure e le responsabilità nel monitoraggio dei feti durante il parto. È essenziale che i professionisti sanitari siano adeguatamente formati e informati sulle procedure da seguire per garantire la sicurezza dei neonati e delle loro famiglie. Inoltre, è importante che le istituzioni e le autorità competenti esercitino il giusto controllo e la giusta supervisione per evitare che errori simili possano verificarsi in futuro.