Un gruppo di storici, critici ed esperti d’arte viene arruolato dagli Alleati durante gli ultimi mesi della Seconda Guerra Mondiale, per salvare le opere depredate dai musei e chiese di tutto il mondo dal fanatico Hitler, intenzionato a farne la sua personalissima e immensa collezione.
Un vero peccato. Sì, perché, a pensarci bene, i presupposti per un film interessante c’erano eccome. Innanzitutto la vicenda, tratta dal romanzo Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia, scritto da Robert M.Edsel e Brett Witter, che narra delle vicende di 7 dei componenti dell’enorme squadra di esperti messa su da Roosevelt per cercare di salvare ciò che restava, tra le macerie, dell’Arte. In secondo luogo un gruppo di attori di prima scelta, che farebbero invidia a qualunque produzione cinematografica e infine un regista/attore, George Clooney, che con il cinema storico/politico aveva dei precedenti interessanti, come il suo ultimo Le idi di marzo, con uno strepitoso Ryan Gosling e Good Night, and Good Luck del 2005.
Ma qualcosa, come accennato, non ha funzionato, in quel prefetto equilibrio tra sceneggiatura, regia e montaggio che molti chiamerebbero “ritmo”. Forse il problema è proprio nella trasposizione o la sceneggiatura, scritta sempre dal regista insieme a Grant Heslov (tra i produttori di Argo e già al lavoro con Clooney nei suoi precedenti lavori registici), ma che è zeppa di ovvietà e metafore (visive e verbali) pacifiste e moraliste, servite su un piatto d’argento anche allo spettatore meno attento. Una regia e un montaggio (nonostante dietro ci sia Stephen Mirrione) che non fanno che rimandare a pellicole precedenti (Ocean’s Eleven e La stangata, per la parte del “reclutamento”; oppure Quella sporca dozzina o Salvate il soldato Ryan, per la parte bellica), senza nessunissimo tentativo di dare dinamicità o (appunto) ritmo a una vicenda che di spunti interessanti ne aveva a valanga (senza considerare tutte le riflessioni che il discorso inquadratura film vs dipinto avrebbe potuto innescare). È come se il film volesse partire subito in quinta, ma, sbagliando i tempi, lascia che la macchina narrativa si spenga ancora prima di partire, come succede nei primi 5 (CINQUE!) minuti della pellicola in cui si ci avvia a una missione bellica senza darne spiegazioni, dando come scontato il “prima” e fin troppo “avventuroso” e “ovvio” il dopo. Ne risulta un lavoro senza ripartenze, con personaggi anonimi/statici/standard (si vedano, assolutissimamente scontati e fuori luogo, gli occhiali Ray-Ban sempre lucidi e i tedeschi/russi pur sempre bastardi) e senza sviluppo narrativo-psicologico, come i ruoli impersonati da Clooney (che, instancabile, produce anche la pellicola), Matt Damon o Cate Blanchett (brava comunque): piccoli eroi vuoti, essenzialmente marionette “cerca dipinti”, ma che non escono mai fuori dal sentiero della prevedibilità. Da sottolineare, invece, oltre all’interessante fotografia (curata da Phedon Papamichael) e il bel tentativo di ricostruzione storica del set, la prova di tre coprotagonisti: John Goodman, Bob Balaban e Bill Murray, quest’ultimo, nonostante il cambio di “genere”, sempre a suo agio, con la sua (mono)espressione che regala momenti davvero favolosi (c’è lui infatti in un paio di sequenze degne di nota).
In fondo, Monuments Men, porta nel suo titolo molte delle riflessioni che potrebbe spingere a fare: regalare un “monumento” artistico a questi uomini (non dimentichiamocelo, realmente esistiti, ne potete ripercorre le gesta qui: link1, link2, link3), che hanno fatto del “sentire sociale” dell’Arte, la loro missione di vita. Non basta certo il tema da prima elementare letto da Clooney alla radio alla sua truppa o qualche magazzino zeppo di oggetti per fare “critica storica”, ma la riflessione si sposta, magari ad un monumento innanzitutto all’umanità di queste persone, degne, come tutti, di far parte della Storia. E non dimentichiamoci della vertenza negativa del monumento di Clooney, “omaggio” in nero al Nazismo e al suo leader. Un film veramente anonimo, Monuments Men, che avrebbe potuto davvero essere molto di più (una serie tv magari?), forse in mani più sapienti, più voraci di narrare e costruire Storie e che invece resta un comedy-war-movie senza arte né parte, condito di un senso della commedia che non fa altro che enfatizzare la poca volontà di scavare e dare un vero messaggio anti bellico. Per i fan di Clooney andrà benissimo. Ma per i fan del “regista” Clooney… cercate altrove. Carina la comparsata, nel finale, di Nick Clooney, papà di George, nel ruolo del protagonista invecchiato.
Potrete vedere Monuments Men in queste sale:
-NAPOLI
Delle Palme Multisala
La Perla Multisala
Med Maxicinema The Space Cinema
-AFRAGOLA
Happy Maxicinema
-CASALNUOVO
Magic Vision
-CASORIA
Uci Cinemas
-NOLA
The Space Cinema Vulcano Buono
-SALERNO
The Space Cinema Salerno