Dopo quattro giorni consecutivi di confronto e una sessione negoziale protratta fino a tarda notte, è stato finalmente firmato il nuovo contratto nazionale dei metalmeccanici. La sottoscrizione è arrivata nel pomeriggio di ieri, intorno alle 17, ponendo fine a un percorso durato 17 mesi e segnato anche da uno sciopero di 40 ore durante l’estate.
L’accordo coinvolge circa un milione e mezzo di lavoratori del settore e vede la partecipazione di Federmeccanica, Assistal e delle sigle sindacali Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm. Il rinnovo prevede un aumento salariale complessivo di 205 euro mensili sui minimi, valido dal 30 giugno 2025 al 30 giugno 2028.
Una trattativa complessa
Il negoziato aveva attraversato una fase di stallo, superata solo dopo lo sciopero di luglio e i blocchi stradali. Un ruolo determinante è svolto dal governo: la ministra del Lavoro, Marina Calderone, aveva convocato le parti nei momenti più critici, favorendo il ritorno al tavolo della trattativa quando l’intesa sembrava lontana.
Aumenti superiori all’inflazione
Il contratto, firmato nella sede di Confindustria a Roma, introduce un incremento retributivo pari al 9,64%, superiore all’inflazione Ipca prevista del 7,2%. Nel dettaglio, l’aumento mensile medio è di 205,32 euro. La prima quota, pari a 27,70 euro, è già erogata a giugno; seguiranno tre ulteriori tranche: 53,17 euro nel 2026, 59,58 euro nel 2027 e 64,87 euro nell’estate del 2028.
Crescono anche i flexible benefit, che passano da 200 a 250 euro l’anno, mentre è introdotto il diritto alla stabilizzazione a tempo indeterminato per i lavoratori in staff leasing che abbiano maturato 48 mesi di servizio.
Le reazioni
Il presidente di Federmeccanica, Simone Bettini, ha sottolineato come l’aumento salariale confermi «la solidità del sistema di garanzia introdotto con i contratti del 2016 e del 2021», evidenziando inoltre le innovazioni sulla flessibilità, tra cui l’ampliamento dei permessi retribuiti a utilizzo collettivo e l’estensione dell’orario plurisettimanale.
Anche il presidente di Assistal, Roberto Rossi, ha definito l’accordo positivo, affermando che l’adeguamento salariale «contribuisce a sostenere la produttività del sistema delle imprese».
I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm – Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella – hanno rimarcato di aver «salvaguardato il potere d’acquisto dei metalmeccanici e rafforzato diritti e tutele». Soddisfazione anche da parte di Confindustria: per il vicepresidente Maurizio Marchesini il rinnovo rappresenta «un segnale importante in una fase decisiva per le relazioni industriali».
