Napoli si è stretta nel dolore per l’ultimo saluto ad Aniello Scarpati, il poliziotto morto in servizio a Torre del Greco nella notte tra sabato e domenica.
Nella chiesa evangelica ADI di Napoli, gremita di colleghi, familiari e autorità, il picchetto d’onore ha accolto la bara avvolta nel Tricolore, mentre un lungo applauso ha accompagnato l’ingresso del feretro.
Un commiato solenne, carico di emozione e orgoglio, per un uomo che ha dedicato la vita alla divisa e al servizio dello Stato.
Le parole della moglie: «Mio marito è nato e morto con la divisa»
«Sono orgogliosa di essere la moglie di un poliziotto.
Mio marito è nato e morto con la divisa. Sarà sempre nei nostri cuori, lo amerò per sempre. Chi lo ha ucciso pagherà».
Con la voce spezzata dalle lacrime, Eliana, la moglie di Scarpati, ha pronunciato parole che hanno commosso l’intera assemblea.
Alla domanda su cosa farebbe se il figlio Daniel decidesse di entrare in Polizia come il padre, ha risposto:
«Sarò orgogliosa e lo sarà anche suo padre. Sono sicura che sarà alla sua altezza».
Accanto a lei, i figli Sharon, Daniel e Melissa, sostenuti dall’affetto di colleghi, amici e rappresentanti delle istituzioni, hanno partecipato a una cerimonia segnata da profondo rispetto e commozione.
Piantedosi: «Lo Stato non vi lascerà soli»
Alla funzione erano presenti, tra gli altri, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il capo della Polizia, Vittorio Pisani.
Piantedosi ha ricordato come «la morte di un poliziotto in servizio ci ricorda che la legalità ha un costo, che non si difende da sola».
Il ministro ha poi rivolto un messaggio alla famiglia:
«Le parole possono poco, ma la presenza dello Stato deve essere e sarà costante e concreta. Lo Stato non vi lascerà soli».
Dopo la cerimonia, Piantedosi e Pisani si sono recati all’Ospedale del Mare, dove è ricoverato Ciro Cozzolino, collega di Scarpati rimasto ferito nell’intervento.
Il ricordo della comunità evangelica
Durante l’omelia, il pastore Raimondo Mennella della chiesa evangelica di Torre del Greco ha ricordato l’impegno di Aniello Scarpati per la famiglia, la fede e il lavoro:
«Il nostro amico Aniello ha dato un grande esempio a tutti noi: amore per la famiglia, per il Signore e per il suo lavoro, che svolgeva con passione e fedeltà».
Il pastore ha poi aggiunto:
«Abbiamo il libero arbitrio e possiamo scegliere tra il bene e il male. Aniello ha scelto il bene. Sabato notte la notizia della sua morte ci ha trafitti, gettando lo sconcerto nelle nostre vite. Ringrazio il Signore perché la sua amicizia mi ha arricchito».
Una città unita nel dolore
Napoli, ancora una volta, si ritrova unita nel ricordo di un servitore dello Stato caduto nell’adempimento del proprio dovere.
L’applauso che ha accompagnato l’uscita del feretro è stato il simbolo di una comunità ferita ma grata, consapevole del sacrificio di chi ogni giorno indossa la divisa per difendere la sicurezza e la dignità di tutti.





