Gravi danni al Liceo Classico Umberto I di Napoli, nel quartiere Chiaia, dopo i giorni di occupazione legati alle manifestazioni in solidarietà con Gaza. Le porte dei bagni maschili sono state distrutte, sette estintori danneggiati e svuotati, e parte del soffitto di alcune aule è crollata. Sedie e arredi sono stati trovati rotti o inutilizzabili.
L’occupazione, iniziata il 14 ottobre, si è conclusa nella mattinata di due giorni fa. Come in altri istituti italiani, la protesta è nata per motivazioni di carattere internazionale, ma la situazione al termine delle giornate di mobilitazione è apparsa drammatica.
La posizione della dirigente scolastica
La dirigente dell’Umberto, Luisa Vettone, ha espresso forte disappunto per l’accaduto, pur distinguendo tra protesta e vandalismo:
«L’occupazione è un atto illegale, e su questo non ci sono dubbi. Tuttavia, i ragazzi hanno chiarito che non avevano alcuna intenzione di danneggiare la scuola. Mi hanno riferito che i responsabili dei danni potrebbero essere esterni all’istituto».
La preside ha ricordato che, fino al giorno precedente l’occupazione, il dialogo con gli studenti era rimasto aperto e costruttivo. Dopo la fine della protesta, si è tenuto un incontro tra rappresentanti studenteschi e dirigenza per discutere dei danni e delle eventuali responsabilità.
Danni ingenti e indagini in corso
La scuola sta completando la stima economica dei danni, che appaiono significativi. Le immagini dei locali mostrano segni evidenti di devastazione, soprattutto nei servizi igienici e nelle aule. Restano da chiarire le dinamiche e i soggetti coinvolti.
Secondo alcune testimonianze raccolte dalla stessa preside, durante l’occupazione si sarebbero verificati episodi di accesso notturno da parte di giovanissimi estranei, che avrebbero tentato di entrare nell’edificio prendendo a calci i portoni.
Il tema della sicurezza a Chiaia
L’episodio riaccende il dibattito sulla sicurezza nella zona di piazzetta Amendola, dove nelle scorse settimane si erano già registrate denunce per aggressioni da parte di una babygang composta da ragazzini tra i dodici e i tredici anni.
Diversi genitori avevano segnalato comportamenti violenti e atti di teppismo nei confronti degli studenti, sia di giorno che durante la movida serale.
Il consigliere metropolitano Domenico Marrazzo, delegato alle scuole, ha commentato:
«Qualunque sia la responsabilità, l’atto resta grave. Gli studenti non devono essere demonizzati per le loro motivazioni, ma serve rispetto per le strutture pubbliche. Se si tratta di soggetti esterni, è necessario rafforzare la vigilanza nell’area».
Un messaggio chiaro: la protesta non giustifica la violenza
L’episodio del Liceo Umberto riporta al centro il tema del confine tra dissenso e vandalismo. Mentre le motivazioni internazionali della protesta restano legittime, la distruzione degli spazi comuni rappresenta un danno per l’intera comunità scolastica.





