Dopo un anno di ricovero presso l’ospedale Moscati di Avellino, è morto Paolo Piccolo, il giovane detenuto di 26 anni vittima di un violento pestaggio avvenuto all’interno della casa circondariale di Bellizzi Irpino. Il ragazzo, ridotto in condizioni gravissime, non si è mai ripreso completamente dalle lesioni riportate durante l’aggressione.

Il pestaggio in carcere e le indagini

Il brutale episodio risale a oltre un anno fa, quando – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – un gruppo di detenuti avrebbe preso in ostaggio un agente di polizia penitenziaria per sottrargli le chiavi della sezione e dare vita a un raid punitivo contro il giovane recluso.
Paolo Piccolo fu ritrovato esanime, con gravissime ferite, e trasferito d’urgenza al Moscati, dove è rimasto ricoverato fino al decesso.

Per l’aggressione sono undici gli imputati a giudizio.
Tre di loro hanno scelto il rito abbreviato e, lo scorso luglio, sono condannati complessivamente a 27 anni e due mesi di reclusione.
Gli altri otto detenuti coinvolti sono ancora sotto processo davanti al Tribunale di Avellino.

Il lungo calvario in ospedale

Dopo il pestaggio, Piccolo era ricoverato in condizioni disperate.
Nel corso dei mesi è trasferito anche al Centro Don Gnocchi di Sant’Angelo dei Lombardi per un tentativo di riabilitazione, ma le sue condizioni si sono progressivamente aggravate, costringendo i medici a riportarlo al Moscati.
Dove, nonostante le cure, il suo cuore ha smesso di battere.

La battaglia della famiglia per la verità

L’avvocato della famiglia, Costantino Cardiello, insieme al garante regionale per i diritti dei detenuti, Samuele Ciambriello, aveva più volte chiesto una maggiore assistenza e attenzione sanitaria per il giovane, le cui condizioni – già precarie – continuavano a peggiorare.

Ora i familiari, sostenuti anche da diverse associazioni per i diritti umani e dei detenuti, chiedono verità e giustizia per quanto accaduto “quella maledetta notte dietro le sbarre”.

Un caso simbolo sulle condizioni nelle carceri

La vicenda di Paolo Piccolo riaccende i riflettori sulle condizioni di sicurezza e tutela dei detenuti all’interno delle carceri italiane, tema più volte denunciato da Ciambriello e da altri garanti regionali.
Il giovane 26enne diventa così, suo malgrado, simbolo delle falle del sistema penitenziario e della necessità di una maggiore vigilanza sulle dinamiche interne agli istituti di pena.