Nel 2026 scatterà la consueta rivalutazione delle pensioni, un meccanismo che serve ad adeguare gli assegni all’andamento dell’inflazione. Il calcolo tiene conto dei dati comunicati dall’Istat e ufficializzati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Anche le pensioni di reversibilità seguiranno lo stesso criterio di aggiornamento.
Rivalutazione: dal +0,8% del 2025 al +1,7% del 2026
Se nel 2025 l’incremento era stato limitato (+0,8%), le ultime stime per il 2026 fissano il tasso di rivalutazione all’1,7%, più che raddoppiato rispetto all’anno precedente.
Il trattamento minimo salirà così a circa 613,70 euro, con incrementi proporzionali anche per le altre fasce di importo.
Come funziona la rivalutazione delle pensioni di reversibilità
Le pensioni di reversibilità seguono le stesse regole degli altri trattamenti previdenziali, ma la percentuale di adeguamento cambia in base all’importo complessivo dell’assegno:
Fino a 4 volte il trattamento minimo (≤ 2.454,80 €): rivalutazione piena del 100% dell’inflazione → +1,7% nel 2026.
Tra 4 e 5 volte il minimo (2.454,80 – 3.068,50 €): rivalutazione ridotta al 90% → +1,53%.
Oltre 5 volte il minimo (> 3.068,50 €): rivalutazione al 75% → +1,275%.
Esempi di calcolo pratico
Pensione lorda di 1.500 euro
Importo rivalutato interamente all’1,7% → nuovo valore: 1.525,50 €.
Coniuge (60%): da 900 a 915,30 €.
Figlio (20%): da 300 a 305,10 €.
Pensione lorda di 2.500 euro
Prima fascia (2.454,80 €): +1,7% = +41,73 €.
Seconda fascia (45,20 €): +1,53% = +0,69 €.
Totale incremento: +42,42 €.
Nuovo importo complessivo: 2.542,42 €.
Coniuge (60%): da 1.500 a 1.525,45 €.
Figlio (20%): da 500 a 508,97 €.