Un pranzo a base di patatine e wurstel si è trasformato in un incubo per una sessantina di villeggianti, tra cui diversi bambini, ospiti di un noto villaggio turistico di Nicotera, nel Vibonese. Dopo il pasto, molti hanno accusato malori e diversi sono stati costretti a ricorrere alle cure ospedaliere.
I Carabinieri del NAS, allertati dalle segnalazioni, hanno disposto la chiusura temporanea del ristorante interno alla struttura e il sequestro di oltre 300 chilogrammi di alimenti risultati non conformi.
Un villaggio già sequestrato in passato
La vicenda appare ancora più grave se si considera la storia del complesso: il villaggio era stato sequestrato negli anni scorsi dalla Procura perché ritenuto nella disponibilità della ’Ndrangheta. Solo di recente era stato riaperto e affidato a una nuova gestione, con la prospettiva di trasformarlo in un simbolo di legalità e riscatto.
Le denunce dei villeggianti
Oltre all’intossicazione alimentare, gli ospiti hanno raccontato condizioni di degrado e scarsa sicurezza. Porte delle camere rotte che favorivano l’ingresso di insetti, letti bagnati per infiltrazioni durante i temporali, rami di palme caduti nelle aree comuni, sporcizia diffusa e persino un pericoloso ammasso di sdraio e materiali accatastati sul tetto del bar affacciato sulla spiaggia.
Foto e video delle criticità sono inviati al deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, che ha raccolto le testimonianze dei turisti:
“Una vacanza rovinata, senza sicurezza né dignità” hanno dichiarato alcuni ospiti.
L’intervento politico
Borrelli ha commentato con durezza l’accaduto:
“Le strutture ricettive devono garantire salute, sicurezza e dignità ai villeggianti. Non possiamo accettare che beni confiscati alla criminalità organizzata diventino teatro di vicende simili. Questi luoghi devono rappresentare rinascita e legalità, non nuove occasioni di scandalo. È indispensabile verificare con attenzione l’idoneità delle strutture e impedire che la negligenza dei gestori metta a rischio la salute dei cittadini.”
Turismo e legalità
Il caso di Nicotera riapre il dibattito sulla gestione dei beni confiscati alle mafie, che per legge dovrebbero essere destinati a usi sociali o rilanciati come attività economiche trasparenti. In questo contesto, un episodio di intossicazione collettiva unito a gravi carenze igienico-strutturali rischia di minare la fiducia dei cittadini nella capacità delle istituzioni di trasformare questi beni in opportunità di sviluppo e turismo sostenibile.





