La tiktoker napoletana Rita De Crescenzo rompe il silenzio e interviene con un comunicato ufficiale dopo le polemiche e i dinieghi ricevuti da diversi comuni in merito ai suoi spettacoli. «Ho paura. Basta odio, basta violenza mediatica» ha dichiarato, sottolineando come le ultime settimane siano state segnate da insulti, minacce e un clima crescente di ostilità nei suoi confronti.

Il comunicato della tiktoker
«Io sono un personaggio sopra le righe, lo so bene. Faccio discutere e non piaccio a tutti» ha spiegato De Crescenzo. «I sindaci hanno tutto il diritto di non autorizzare un mio concerto, è una decisione legittima e non la contesto. Quello che non accetto è che tali scelte siano trasformate in dichiarazioni eclatanti sui giornali, con parole che finiscono per etichettarmi e per mettere la gente contro di me».

Secondo la tiktoker, il rischio è che il semplice diniego istituzionale diventi una «campagna pubblica» che la espone a una vera e propria gogna mediatica. «Sono una donna, una madre, una persona come tutte le altre» ha aggiunto, chiedendo rispetto e denunciando un clima di violenza verbale che la preoccupa: «Non chiedo approvazione né applausi, ma solo che si smetta di alimentare odio».

La posizione delle istituzioni

Di diverso avviso il deputato campano Francesco Borrelli, che ha accolto positivamente i recenti stop alle esibizioni della tiktoker. «Finalmente qualcosa comincia a muoversi» ha dichiarato, citando i dinieghi arrivati da Forio (Ischia) e Castel Volturno come segnali di reazione delle istituzioni.

Secondo Borrelli, infatti, il fenomeno legato alla comunicazione di De Crescenzo «si fonda su logiche perverse che esaltano l’illegalità, la trasgressione e l’ignoranza, arrecando danni soprattutto alle giovani generazioni».

Il deputato ha inoltre ricordato il controverso episodio avvenuto recentemente durante una seduta del Consiglio regionale della Campania, quando la tiktoker e un suo collega furono protagonisti, insieme a un consigliere, di un gesto considerato offensivo verso la bandiera italiana e le istituzioni. «Quella scena di vilipendio – ha concluso – dimostra come manchi persino il rispetto per l’Inno nazionale».