Un carcere “fuori controllo”, permeato da illegalità diffusa, corruzione interna e traffici illeciti. È lo scenario inquietante emerso dall’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Prato, guidata dal procuratore Luca Tescaroli, che ha portato alla luce una rete criminale all’interno della casa circondariale “La Dogaia”.
Operazione straordinaria: telefoni, droga e favori ai detenuti
Avviata nel luglio 2024, l’indagine si è sviluppata per mesi nel massimo riserbo, culminando in una vasta operazione congiunta di oltre 260 agenti della Polizia Penitenziaria, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Nucleo Investigativo Regionale, GOM e Prefettura.
Le perquisizioni, concentrate nei reparti di Alta e Media Sicurezza, hanno portato al sequestro di:
Smartphone di ultima generazione
Microtelefoni e smartwatch
SIM intestate a prestanome
Router Wi-Fi
Droga e strumenti per il consumo
I dispositivi erano nascosti nei modi più ingegnosi: frigoriferi modificati, sanitari smontati, pareti intonacate di fresco, cartelline a doppio fondo e persino all’interno del corpo dei detenuti.
Indagati 27 detenuti, coinvolti anche agenti e personale esterno
Su un totale di 127 detenuti monitorati, 27 risultano formalmente indagati: 14 nella sezione Alta Sicurezza (molti con condanne per mafia e traffico internazionale di stupefacenti) e 13 nella sezione Media Sicurezza. Gli altri, pur non indagati, avrebbero beneficiato di favori illeciti, come l’uso di telefoni e libertà di movimento incompatibili con il loro regime detentivo.
Tra le modalità di introduzione dei dispositivi:
Posta interna manomessa
Personale corrotto della Polizia Penitenziaria
Lancio di palloni e cellulari con fionde dall’esterno, in alcuni casi da soggetti provenienti da Napoli
Quattro agenti indagati per corruzione
Nel mirino della Procura anche quattro agenti della Polizia Penitenziaria, accusati di corruzione per aver facilitato l’introduzione di telefoni e droga in cambio di denaro. I sospetti si estendono ad altri quattro agenti e al personale addetto alle pulizie, per presunti rapporti anomali con i detenuti.
«Una prigione senza controllo – ha dichiarato il procuratore Tescaroli – dove la sicurezza passiva è inesistente, gli scanner non funzionano, e l’organico è dimezzato. La dirigenza è instabile e manca una catena di comando affidabile».
Una crisi sistemica: allarme sulla tenuta del sistema carcerario
La situazione di Prato è stata definita “surreale” dagli inquirenti, e rappresenta un campanello d’allarme sulla tenuta complessiva del sistema penitenziario italiano, in particolare nelle strutture che ospitano detenuti ad alta pericolosità.
L’indagine prosegue e potrebbero emergere nuove responsabilità, anche tra funzionari e soggetti esterni.





