Minacce, percosse e richieste di denaro non dovuto: sono questi gli elementi al centro dell’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio di Rosario Ciro Mazio (nella foto), difeso dall’avvocato Fabrizio De Maio, e di Luigi Prisco, entrambi accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso per conto del clan Mazzarella.

Il processo è stato fissato per il 18 settembre 2025, davanti al collegio A della prima sezione penale del Tribunale di Napoli.

Chi sono gli imputati
Tra i due imputati spicca il nome di Rosario Ciro Mazio, giovane ma già noto alle forze dell’ordine. A pochi giorni dal suo 21° compleanno, Mazio è ritenuto dalla Direzione Distrettuale Antimafia il braccio destro del capozona Luciano Barattolo, figura emergente del clan Mazzarella.

Mazio era stato arrestato nel blitz di gennaio 2024, insieme ad altre 12 persone. Attualmente si trova ai domiciliari, mentre Prisco è stato indagato a piede libero fin dall’inizio. Entrambi dovranno ora affrontare il dibattimento in aula.

La vicenda: una “estorsione mascherata” da credito
Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Procura di Napoli, i due imputati avrebbero partecipato a un’operazione di riscossione “poco trasparente” ai danni di un imprenditore edile. Alla vittima sarebbero stati estorti 30.000 euro più altri 3.500 euro per lavori di ristrutturazione mai completati o eseguiti solo in parte.

A dare il via alla richiesta di recupero crediti sarebbero state Lucia Basile e Roberta Fallace, successivamente uscite dall’inchiesta, ma inizialmente coinvolte e sottoposte ai domiciliari.

Il contesto criminale
Attorno al caso ruotano diversi nomi legati al sottobosco criminale napoletano. Tra questi:

Luciano Barattolo, detto “Lucianello”, figura centrale del clan Mazzarella e imparentato con i ras del rione Luzzatti.

Pasquale Buonerba, soprannominato “Frank Costello”.

Vincenzo Caldarelli, detto “Tulù”.

Proprio Caldarelli, insieme a Cristian Nunziata e Pasquale Casaburro, avrebbe partecipato a una delle intimidazioni nei confronti della vittima. Rosario Ciro Mazio, secondo gli investigatori, avrebbe ricoperto il ruolo di vedetta, contribuendo così all’azione estorsiva.